29 novembre 2021, ore 12:30 , agg. alle 14:49

Scuola, patente, fidanzatina. A 17 anni i ‘pensieri tipo’ sono questi. Senza dimenticare gli amici, il divertirsi senza esagerare ma senza limiti.

Eppure, può capitare di essere catapultati in un’altra vita, con altre prospettive, altri obiettivi e quindi altre esigenze, priorità. Per Filippo Missori tutto gira intorno a un sogno: quello di diventare un calciatore. E si è già tolto una soddisfazione molto grande: essere il primo 2004 italiano ad esordire in una competizione europea.

La sua storia

Come ogni percorso, però, le gioie arrivano dopo impegno e fatica, anche per i giovanissimi della generazione Zeta. Il percorso di Filippo con la sua squadra del cuore, la Roma, inizia a 9 anni. Dopo aver tirato i primissimi calci ad un pallone con la Romulea, poi è arrivata la chiamata a cui, da bambino innamorato dei colori giallorossi, non poteva dire di no. Con la sua maglia, perché dopo che sogni tanto qualcosa, diventa in qualche modo tuo.

Filippo ha fatto tutta la trafila delle giovanili romaniste, togliendosi qualche soddisfazione importante. Nella stagione 2018-19 vince il campionato Under 15, nel 2020-21 replica vincendo lo Scudetto under 17. In mezzo, una pandemia che ha ridimensionato tanti e che ha inevitabilmente cambiato il mondo intorno a Filippo, senza però scalfire il suo sogno.

Sogno diventato realtà pochi giorni fa, il 25 novembre 2021. In Roma-Zorya, match di Conference League, José Mourinho lancia in campo questo giovane di belle speranze che già da qualche tempo fa allenare con i ‘grandi’. È il minuto 79 di una partita già sul 4-0: numeri che, c’è da credere, Filippo non dimenticherà mai. Come farà fatica a scordare l’odore del prato verde quella sera, gli sguardi dei compagni e perfino quelli degli avversari. L’atmosfera dello stadio, i cori dei tifosi, lo sguardo di ‘qualcuno’ in particolare sugli spalti, quelli sono indimenticabili.


Come non dimenticherà José Mourinho. Sopra le righe nelle dichiarazioni, vitale con i suoi giocatori, padre sportivo con molti giovani già nel suo passato. E Missori sembra l’ultimo di questo lungo (e glorioso) elenco. Gli ha consegnato il pallone della partita, che Filippo ha portato a casa come il trofeo più prezioso, abbracciando l’allenatore portoghese. Come per dirgli ‘Grazie’. O ancora di più: “Non ci credo”.

Avere 17 anni

E ora? Si torna tra i banchi. D’altronde lo ha detto lo stesso Mou. “Ieri sono andato alla sua scuola, era con altri ragazzini, oggi è in prima squadra. È un traguardo importante per lui e per i suoi compagni, amici”. Vero, perché la gen Z ha la capacità di empatizzare, di condividere la gioia per un sogno che si realizza. Sempre con i piedi per terra.

Tutto è a portata di mano, tutto è possibile. Filippo ce lo dimostra: i sogni si avverano, con costanza e voglia di emergere.