Borderlands 4, un pianeta da esplorare, tra combattimenti e razzie
L’atteso ritorno di un franchise che ha scritto pagine importanti di storia degli sparatutto in prima persona, osando e riuscendo a creare una formula ludica vincente
Trovare un numeretto, accanto al titolo di una produzione multimediale, vuol dire che (tu, addetto ai lavori) in fin dei conti ce l’hai fatta. E l’entità del successo aumenta all’aumentare del numeretto in questione. E quando parliamo di produzioni multimediali il riferimento è sostanzialmente a film, serie tv e videogiochi.
Con il passare dei decenni sono sempre meno, nell’ambito del medium videoludico, coloro che riescono a fregiarsi di un tale risultato all’interno del proprio palmares. Sono lontani i tempi dei Final Fantasy (arrivati abbondantemente oltre il dieci nella numerazione ufficiale, e proiettati verso il venti), così come anche quelli di Call of Duty (che cambia nomi e numerazioni ad accompagnare il nome della serie, ma continua imperterrito nel proprio cammino).
Al giorno d’oggi ogni nuovo avvento sugli scaffali rappresenta un azzardo. Ed essendo quella videoludica un’industria con dei costi considerevoli, occorre raggiungere risultati numerici ed economici importanti perché si possa ipotizzare un ritorno sulla scena dei diversi franchise. E questo avviene mettendo in campo le idee giuste. “Borderlands 4”, il nuovo capitolo della saga di Gearbox e 2K Games, è l’esatta summa di questi due concetti. Un prodotto che ha una propria (folta) community di riferimento e che ha dalla sua una formula ludica vincente, un’ambientazione unica e una storia tutta da scoprire. Una scommessa (quasi) vinta in partenza quella di questo mese di settembre, che attendeva però il momento del confronto con il pubblico per la validazione definitiva. Un pubblico sicuramente affamato di novità, anche in virtù dell’ottimo esperimento del franchise che, nel corso del 2024, ha fatto la propria comparsa anche nelle sale cinematografiche.
BORDERLANDS 4, UN NUOVO PIANETA DA ESPLORARE
Una serie che, nel corso degli anni – è in giro dal 2009 – ha saputo definirsi nel tempo come esponente principale del genere looter shooter, gli sparatutto in cui si potenzia progressivamente l’arsenale raccogliendo il bottino lasciato al suolo dagli avversari.
Una dinamica ludica che ritroviamo precisa e puntuale anche in Borderlands 4. D’altronde, come si suol dire, squadra che vince non si cambia. Anzi, si potenzia, andando a levigare quegli elementi che necessitavano di smussature e andando invece a potenziare tutto quanto di buono visto finora.
Un mondo di gioco vastissimo in cui muoversi, probabilmente l’esemplificazione perfetta del termine “open world” in cui ci si può spostare a proprio piacimento. Ovviamente ponderando bene le tempistiche in cui fare le proprie mosse, tenendo ben presente che i nemici differiscono per morfologia e soprattutto per resistenza e forza.
Il tutto sul pianeta Kairos, il set scelto per il quarto capitolo del franchise. Uno scenario in cui quattro cacciatori inediti saranno chiamati a muoversi, con i giocatori che avranno la possibilità di scegliere tra loro il proprio preferito, da “guidare” nel corso dell’avventura. Una scelta non semplice ma che offre tante opportunità differenti, a seconda delle abilità specifiche del personaggio scelto. E qui non scenderemo in ulteriori dettagli tecnici anche per non privare del gusto della scoperta, pad alla mano.
Un’avventura che ovviamente non lesinerà sul fronte degli scontri (che sparatutto sarebbe, altrimenti? ndr) e che ha il suo supercattivo di turno con cui saremo chiamati a confrontarci: Timekeeper, il dittatore del pianeta Kairos. La nemesi perfetta per ogni videogiocatore che si rispetti.

L’EVOLUZIONE DELLA SERIE
Con Borderlands 4 si ripresenta quindi al cospetto dei videogiocatori la formula che ha fatto la fortuna del franchise: ambientazione accattivante, grafica ispirata e frenesia totale. Il tutto combinato con il pacchetto di gameplay di cui sopra, che spinge all’esplorazione in cerca di risorse con cui potenziare il proprio arsenale. Il paesaggio di Kairos è ancora una volta un plus non da poco per il gioco, con il team di sviluppo che si è impegnato per restituire uno scenario suggestivo e al contempo funzionale alla giocabilità.
Ovviamente l’elemento estetico gode ampiamente della grande qualità del cel-shading, la tecnica grafica che richiama alla mente il mondo dei cartoon. Qualcosa che è partito come esperimento all’interno del capostipite e che, progressivamente, è divenuto un vero e proprio marchio di fabbrica. E che in Borderlands 4 ha subito ulteriori affinamenti che ne migliorano l’efficacia. L’impatto visivo è importante, con un colpo d’occhio che restituisce panorami accattivanti e che spingono all’esplorazione.
Il cuore pulsante dell’esperienza ludica è ovviamente quella degli scontri a fuoco: stiamo pur sempre parlando di uno sparatutto, in fin dei conti. E qui il gioco esprime tutta la sua essenza, con la grande quantità di armi da fuoco presenti – con specifiche che differiscono a seconda delle caratteristiche degli add-on presenti – che offrono tantissime soluzioni nel corso delle battaglie. I ritmi di queste ultime saranno serratissimi e richiederanno una giusta prontezza di riflessi e una rapidità decisionale da cui non si prescinderà: il costo sarà la nostra vita (digitale).
Sintetizzare la quantità di elementi di Borderlands 4 in un articolo di pochi paragrafi è un compito per nulla facile. E che non rende giustizia all’ampiezza di sfumature del gioco di Gearbox. Allo stesso tempo descrivere attentamente ogni cosa richiederebbe uno sforzo immane che però rovinerebbe il piacere di approcciare a un prodotto tutto da scoprire. Basti sapere che se vi piacciono gli sparatutto, le esplorazioni, un ventaglio di opportunità ampio cui attingere in termini di opzioni di combattimento e una grafica ispirata, questo potrebbe essere il vostro gioco dell’anno.