Buster, un mito del cinema muto rivive tra le pagine dei fumetti
Un graphic novel interessantissimo, che pone il focus su un grande della storia del cinema attraverso una rappresentazione dalla forte ispirazione
Il panorama fumettistico italiano sta diventando ogni giorno sempre più interessante, sotto numerosi punti di vista. Tra autori e autrici e disegnatori e disegnatrici, non sono pochi i profili che si stanno imponendo all’attenzione del grande pubblico. Il merito va ovviamente ai loro lavori, capaci di risaltare per la brillantezza degli sviluppi narrativi e per l’estro artistico messo in mostra all’interno delle tavole.
Un connubio che puntualmente ritroviamo all’interno di “Buster”, graphic novel edito da Tunuè che vede in cabina di regia Andrea Fontana (ai testi) e Ilaria Palleschi (ai disegni). Una storia fondamentale per conoscere una delle figure cardine del cinema muto, che ha contribuito in maniera importante alla settima arte. E proprio Andrea e Ilaria ci aiutano a saperne di più, con alcuni interessanti dietro le quinte.
L’UOMO DIETRO IL PERSONAGGIO: CHI ERA BUSTER KEATON?
Ciao Andrea! Allora, com'è nata l'idea di lavorare a un Graphic Novel sul personaggio di Buster Keaton?
“Buster Keaton è, a mio parere, un genio e rivoluzionario, uno che ha saputo inventare nuove forme di linguaggio cinematografico, fondando le basi per quello che il cinema sarebbe stato. Ma non conoscevo gli aspetti più intimi della sua vita, le grandi difficoltà che ha dovuto affrontare. Sono partito da lì, da elementi esistenziali anche cupi che si intrecciano con la sua figura pubblica e al tempo stesso con la storia del cinema. Mi pareva anche un tentativo di restituire a Buster Keaton quella notorietà che gli manca, il fatto che non sia conosciuto al grande pubblico al pari di Charlie Chaplin mi fa pensare che il lavoro di diffusione sull’importanza di Keaton sia ancora lungo e complesso.”
Quanto lavoro di ricerca è stato necessario? E quanto lavoro è servito invece per adattare nel formato a fumetti che "funzionasse" la storia?
“Il lavoro di scrittura effettiva della sceneggiatura è durato circa sei mesi, preceduti però da anni di studi e ricerca che, in questo caso, si presentava come doppia: da una parte gli scritti su Buster Keaton, sul suo cinema, le biografie, i saggi di approfondimento, dall’altra il materiale audiovisivo che ho recuperato grazie al lavoro della Eureka!, un’etichetta inglese che ha distribuito in Bluray quasi tutto il cinema di Keaton.
L’altra grande difficoltà è stata quella di far coincidere le mie intenzioni diciamo autoriali con il rispetto per l’uomo e i fatti. Il tutto cercando di integrare la storia nel linguaggio del fumetto che è a sua volta molto diverso da quello del cinema. Insomma, come avrete capito è stato davvero difficile ma decisamente stimolante. Non volevo fare la classica biografia, non volevo realizzare un semplice saggio, volevo raccontare una storia, dentro la quale l’appassionato o esperto potesse ritrovare i riferimenti reali o le citazioni cinefile ma che permettesse al neofita o a chi non conoscesse affatto Keaton di farsi travolgere dalla forza emozionale di questa storia. L’impegno per raggiungere questa sintesi è stato immane e mi ha richiesto anni di riscritture e ripensamenti.”
Qual è stato il compito più complesso a cui hai dovuto fare fronte nel lavorare a "Buster"?
“Sicuramente la scelta di non far parlare Buster, che è il protagonista del libro. Mi ha costretto a pensare le sequenze in una forma diversa, è stata una scelta che ci ha messo nella posizione di far parlare Keaton attraverso gli altri personaggi, le situazioni, le immagini, i pensieri. Ma credo che alla fine sia stata una scelta vincente, una sfida a volte sfiancante ma che restituisce il senso del cinema di Keaton, il quale faceva ridere o pensare proprio attraverso il corpo e l’immagine. Ho scelto però di far dire solo poche parole al nostro protagonista. Mettendole insieme sono un messaggio per chi sta leggendo il nostro fumetto!”
Ci sono altri personaggi reali su cui ti piacerebbe concentrarti in futuro per farne una biografia a fumetti?
“Ce ne sono tantissimi! Il fatto che le persone che hanno ottenuto una certa notorietà abbiano anche una vita reale dietro i loro personaggi, permette a noi scrittori di trarne un insegnamento per tutti, creare una sorta di parabola, metafora che vada oltre la celebrità del singolo. Mi piacerebbe inoltre poter raccontare la genesi di un’opera, di un film, magari uno particolarmente complesso. Ho in mente un paio di idee, chissà se si trasformeranno in qualcosa di concreto...”

CINEMA E FUMETTI, COME NASCE LA MAGIA
Ciao Ilaria, con te ovviamente ci concentriamo su tutto quello che è l’aspetto visivo di questo graphic novel. Inannzitutto, qual è stata la prima cosa che hai pensato quando ti è stato proposto di lavorare a questo progetto? Sentivi il peso della storia (del cinema)?
“Quando Andrea mi ha scritto per la prima volta mi ha proposto un'idea, la storia doveva ancora prendere forma. La primissima cosa che gli ho chiesto è stata: "Ma te vorresti fare il classico biopic?". Mi ha risposto di no, che aveva in mente un progetto più ambizioso e più intimo, questa risposta mi ha subito messa a mio agio. Il peso, o l'ansietà che ho sentito purtroppo fa parte del mestiere, quando scrivi o disegni comunque ti esponi. Di solito affronto il processo da sola, ma stavolta ero incoraggiata dalla collaborazione.”
Nell'arco del Graphic Novel hai giocato molto con le tavole, dando vita a disegni molto dinamici ed evocativi. È stata più una sfida o più un divertimento?
“Entrambe le cose, è divertente sfidare i propri limiti. Spesso le idee arrivavano dalla sceneggiatura di Andrea, e ogni volta prima mi bloccavo e gli dicevo "non ce la farò mai!", e quando lui proponeva di semplificare le cose per non mettermi in difficoltà lo fermavo. Volevo che ci spronassimo a vicenda, e credo abbia funzionato.”
C'è una tavola (o una situazione narrativa) in "Buster" a cui senti di esserti affezionata?
“Mi piace molto la doppia dell'incontro a New York tra Natalie e Buster, quando prendono il volo sopra il palloncino a forma di cuore. Forse è solo nella mia testa, ma per quelle due pagine mi sono ispirata ai piani sequenza cinematografici, e ho provato a rendere il movimento della macchina da presa mantenendo uno sfondo fisso che con un gioco di prospettiva fa cambiare l'inquadratura all'interno di ogni singola vignetta. Spiegarlo non è facile, dovete vederla :)”
Cosa porti con te di questo Graphic Novel in vista dei prossimi progetti? E ce n'è già qualcuno di cui si può parlare?
“Sicuramente la collaborazione con Andrea, non avevo mai lavorato con altre persone, e come prima volta è andata benissimo! Quindi ecco, nonostante so di essere una persona che preferisce lavorare da sola, capire di poter anche collaborare con qualcun3 per me è stato un grande passo avanti.
Al momento non ho altri progetti in uscita, quest'anno oltre a Buster è uscito anche un altro mio graphic novel che ho scritto e disegnato (“Nereidi” - ilCastoro), e mi sento un po' svuotata, devo ricaricarmi un po' prima di riuscire a rimettermi su un nuovo progetto a lungo termine.”