Quello che investe il mondo dei videogiochi è un progresso continuo e costante, un’evoluzione esponenziale che cresce di pari passo alle tecnologie a disposizione degli sviluppatori. È innegabile quanto possano apparire “fuori di testa” le ultime iterazioni di grandi franchise storici, soprattutto per chi approccia al mondo dei videogiochi in tempi moderni. Le riproduzioni digitali di personaggi mostrano tratti fortemente fotorealistici, che nulla hanno a che vedere con i loro primi passaggi sulle console e sugli schermi di qualche decennio fa.
Ma è giusto che anche le nuove generazioni di videogiocatori conoscano i capisaldi che hanno dato il via a tutto quello che si vede oggi sugli scaffali. Per quanto il tempo mostri le inevitabili “rughe”, per quanto “liftate”. Ed ecco perché raccolte antologiche come la Capcom Fighting Collection 2 non solo sono utilissime, ma indispensabili. Da un lato per fornire ai giocatori di primo pelo di fare la conoscenza con perle perdute tra le pieghe del tempo, difficilmente giocabili altrimenti (a meno di non recuperare anche le piattaforme su cui uscirono originariamente). Dall’altro per tutti quei nostalgici con qualche anno in più sulle spalle che, nonostante l’arricchimento estetico dei modelli poligonali di ultima generazione, non riescono a prescindere da quei giochi che ne hanno segnato interi pomeriggi. Che fosse in run solitarie o in compagnia di amici.
CAPCOM FIGHTING COLLECTION 2, UN’ANTOLOGIA DI OTTO GIOCHI
Quello che è subito giusto sottolineare è che la Capcom Fighting Collection 2 risulta essere un’antologia di titoli picchiaduro che arrivano dallo stesso periodo storico. Tra questi troviamo:
- Capcom vs. SNK: Millennium Fight 2000 Pro (2000)
- Capcom vs. SNK 2: Mark of the Millennium 2001 (2001)
- Power Stone (1999)
- Power Stone 2 (2000)
- Project Justice (2000)
- Capcom Fighting Evolution (2004)
- Street Fighter Alpha 3 (1998)
- Plasma Sword: Nightmare of Bilstein (1998)
È sicuramente interessante, per le nuove generazioni, vedere come il genere dei picchiaduro ebbe negli anni ’90 – soprattutto sul finale – un fortissimo exploit. Merito sicuramente delle sale giochi, che con i loro monolitici cabinati permettevano stuzzicanti sfide in presenza, gettone dopo gettone. L’approdo nei salotti di casa delle console – principalmente Dreamcast e Playstation, negli anni novanta – non fece altro che spostare la geolocalizzazione dei gruppetti di amici, mantenendo intatto il fascino dei combattimenti digitali.