04 febbraio 2024, ore 21:06

Quella di Dargen D’Amico è stata una carriera cominciata un po’ di tempo fa. Tra collaborazione e lavori da solista, ha progressivamente stratificato le sue composizioni, che lo hanno spinto a etichettarsi con simpatia “cantautorap”. Il suo singolo, “Dove si balla”, con cui ha partecipato al Festival di Sanremo 2022, ha riscosso grande successo nei mesi successivi alla kermesse, nonostante sul palco dell’Ariston sia arrivato soltanto in nona posizione.

DARGEN D’AMICO, BIOGRAFIA DEL CANTANTE MILANESE

Dargen D’Amico, nome d’arte di Jacopo Matteo Luca D’Amico, nasce a Milano il 29 novembre 1980. Vive in pieno l’epoca d’oro del rap italiano, che lo spingono a provare a lasciare il segno in questo genere. Nasce così, sul finire degli anni ‘90, il collettivo Sacre Scuole, che annovera tra le sue fila artisti che col tempo si sono affermati anche sul fronte personale. Nomi come Jake La Furia e Guè Pequeno, che si accompagnavano chiaramente a quello di Dargen D’Amico.

Numerose le collaborazioni che hanno segnato la carriera dell’artista milanese. Da quella con Fabri Fibra - con cui si trova a lavorare all’inizio degli anni ‘10 del nuovo millennio, in pezzi come “Tranne Te” - a Marracash e Rancore - qui lo troviamo nel brano “L’Albatro” - arrivando poi a Fedez - presente il feat in “Ragazza Sbagliata”, nell’album “Sig. Brainwish - L’arte di accontentare”.

Un crescendo continuo e costante, sul piano artistico e professionale, che lo ha portato a occupare anche una delle sedie dei giudici di X Factor. Un ruolo che ricopre dal settembre 2022.




DARGEN D’AMICO, CURIOSITÀ SULL’ARTISTA IN GARA A SANREMO

Una delle caratteristiche peculiari di Dargen D’Amico è sicuramente l’uso continuo e costante di occhiali da sole. In ogni situazione o circostanza. Un elemento che lo ha fortemente caratterizzato, e che hanno una spiegazione precisa. Incalzato sul tema da Mara Venier, nel 2022, Dargen D’Amico ha sottolineato la non necessità di mostrare tutto sé stesso. In un mondo in cui ognuno fa sfoggio di sé sui social, quasi fosse un’ossessione, a caccia di approvazione sotto forma di like o di follower in crescita numerica, lui preferisce evitarsi il disturbo di mostrare ogni cosa. Una metafora che però trova applicazione in senso pratico anche sul fronte della fisicità.