13 febbraio 2022, ore 12:30

Corpi minori

È il 2020 quando Teresa Ciabatti propone Febbre al Premio Strega. Jonathan Bazzi, scrittore milanese classe ’85, è uno dei pochi che ha davvero saputo parlare il linguaggio della contemporaneità. In Febbre, infatti, Bazzi si è messo a nudo raccontando un’infanzia difficile vissuta nella periferia milanese, tematizzando l’omosessualità e la scoperta di essere sieropositivo. Dopo tre anni dalla pubblicazione del primo romanzo di Bazzi, Mondadori porta in libreria Corpi minori. È già il titolo a darci delle precise coordinate di lettura: i corpi minori, in astronomia, sono corpi celesti più piccoli che gravitano intorno ad altri pianeti. In amore, o meglio, nel desiderio, tutti ci facciamo corpi minori, per gravitare attorno a ciò che desideriamo. Corpi minori ha ancora, da un lato, le tinte fortemente autobiografiche di Febbre, nel protagonista che lascia la provincia per trovare l’amore e la realizzazione nella metropoli milanese, ma d’altra parte è megafono dei sentimenti conflittuali di più generazioni: l’amore che non basta da sé, che non sempre ci basta nel suo fare da contraltare alle paure, alle incertezze e alle ossessioni.


“Giocare all’amore tra uguali”: le parole di Bazzi su Mahmood e Blanco

Corpi minori viene pubblicato poco dopo il Festival di Sanremo, e sembra quasi destino che i due eventi siano così ravvicinati: la canzone vincitrice del Festival, e ancor di più le esibizioni live degli interpreti, hanno una particolare affinità con i temi cari a Bazzi, quell’amore che racconta, osserva, eviscera. I Brividi di Mahmood e Blanco arrivano al cuore del pubblico, e colpiscono forte Bazzi, che sente immediatamente un legame con quel pezzo, con quegli artisti che, senza tentennamenti, giocano all’amore tra uguali.


Brividi ibrida due storie diverse, che si fondono in una sola. Ed è grazie alla prima performance sul palco dell’Ariston che i brividi arrivano davvero: Blanco e Mahmood non hanno paura di scambiarsi le battute di due innamorati, di strattonarsi, di spogliarsi del pregiudizio e normalizzare un affetto libero da convenzioni rappresentative. Ed è questo che Bazzi sente l’urgenza di sottolineare, tanto che immediatamente circola ovunque una sua breve, ma significativa considerazione: “Sanremo, quanto è liberatorio vedere Mahmood e Blanco giocare all’amore tra uguali”. 


È chiaro che in Brividi ci sia quel che c’è nella scrittura di Bazzi: il muoversi sul filo del rasoio, tra l’audace incoscienza e la paura di cadere, la voglia di normalizzare un modo o più modi di essere e di amare.