07 dicembre 2021, ore 17:30

Ci sono personaggi nel mondo dei videogiochi che, nel corso della loro carriera, si sono legati a un marchio. Personaggi che, al solo rivolgergli un pensiero, risvegliano una valanga di ricordi. Crash Bandicoot, per esempio, è sostanzialmente sinonimo di Playstation, la prima e indimenticabile console di casa Sony.

Un esordio, quello del colosso nipponico, nel mondo videoludico condito da tante perle, con pochi superstiti che sono riusciti nell'impresa di sconfiggere l'incedere del tempo. Riuscire a restare sulla cresta dell'onda richiede grande impegno, e soprattutto idee sempre nuove e che non snaturino le dinamiche ludiche a cui i fan sono abituati. Una vera e propria battaglia che è stata vinta solo da pochi e, per nostra fortuna, anche da Crash Bandicoot.

Un personaggio che ha saputo rinnovarsi, conservando allo stesso tempo la sua anima originale. Arrivando così a festeggiare, proprio nel 2021, i venticinque anni di carriera. Un traguardo che solo le eccellenze possono ambire a tagliare, e che lo proietta – qualora già non vi fosse arrivato – nell'olimpo dei videogiochi. Mica male per un “animaletto” tanto avvezzo a lasciarci le penne nel corso delle sue avventure.


Dal platform al mondo delle corse

Perché abbiamo parlato di lasciarci le penne? Perché la dinamica alla base del gameplay dei videogiochi della serie Crash Bandicoot parte proprio da questo. Sono titoli che, dietro colori sgargianti e rappresentazioni cartoon, nascondono una difficoltà che richiede precisione e soprattutto tanta pazienza. Dove l'errore è praticamente accettato e rappresenta soltanto un passo verso il traguardo. Si tratta di platform games – tranne qualche eccezione, su cui andremo tra poco – dove bisognerà avere i giusti riflessi per affrontare rapidamente le insidie nascoste nei vari livelli. La differenza, nella stragrande maggioranza dei casi, la fa la capacità di memorizzare gli schemi di movimento dei nemici. Un parametro che chiaramente nelle boss fights, i combattimenti con i cattivoni di fine livello, assume uno spessore cruciale.

Ed è una serie, quella di Crash Bandicoot, che edizione dopo edizione ha espanso i suoi ambiti di competenza. Parliamo degli elementi di gameplay, che si sono evoluti sempre di più inglobando nuove feature, come la possibilità di “saltare” tra due diverse dimensioni dell'ultimo capitolo Crash Bandicoot 4 It's About Time. Ma questo è soltanto un esempio delle capacità camaleontiche di un franchise che ha saputo spaziare (come accennavamo prima) anche nel mondo dei motori, grazie Crash Team Racing, il più classico dei videogiochi di Kart con tutti i personaggi comparsi nella saga.




Il restyling che serviva

Ma dopo 25 anni, come troviamo Crash Bandicoot? In splendida forma, grazie al lavoro svolto dagli sviluppatori nella fase di restyling. I modelli poligonali grezzi della prima Playstation sono stati rivisti, corretti e affinati nella riedizione dei primi tre capitoli inclusi nella Crash Bandicoot Nsane Trilogy. Arrivando poi a toccare vette di perfezione nel quarto capitolo (precedentemente citato) nella sua edizione per PS5. D'altronde l'hardware della console di ultima generazione non poteva non prestarsi a grandi cose, e in tal senso Crash Bandicoot non ha deluso le aspettative.

Difficile dire cosa riserverà il futuro a quella che di fatto è stata la mascotte di Playstation – sebbene poi, negli ultimi anni, sia arrivato anche su altre piattaforme. Quello che è certo è che non ha alcuna intenzione di fermare una marcia che va avanti da venticinque anni. E che ci auguriamo possa proseguire almeno per altri venticinque.