Dai banchi di scuola alla realtà digitale: il rapporto della generazione Z con la lettura tra passato e futuro

Lo si impone a scuola e si sbaglia, lo si lascia libero sui social e prende il volo: la Gen Z rielabora il suo rapporto con il libro, e ci insegna qualcosa

Ecco dove abbiamo sbagliato: la scuola e l’imposizione di un piacere libero
La lettura non è morta, si è evoluta. Se è vero che l’oggetto libro viene associato, più o meno universalmente, al concetto di libertà, non c’è da stupirsi che il mondo della generazione Zeta cerchi di vivere liberamente uno dei piaceri più vecchi del mondo. I ragazzi, che ormai mal tollerano le costrizioni di qualsiasi natura, continuano a essere penalizzati, nel loro avvicinarsi alla lettura, da una mala gestione di quest’ultima a livello scolastico. “Durante l’estate dovrete leggere questi tre titoli”, “leggete e fate il riassunto della trama”: frasi, queste, che ognuno di noi si è sentito dire almeno una volta. Quel che gli insegnanti sembrano non capire è quanto controproducente si possa rivelare la costrizione in questo caso particolare. La scelta di un libro, e così la sua valutazione, dovrebbe essere consigliata, veicolata, ma mai imposta, in modo da trasformarla naturalmente in un’abitudine. Lo spirito critico di un ragazzo viene troppo spesso soffocato dalle imposizioni, viziato dal fatto di avere sempre uno schema di lettura già dato, sopito dall’impossibilità di essere lasciato libero di scegliere e valutare. Ambienti domestici spesso disabituati alla lettura e un’istruzione eccessivamente impositiva scoraggiano fortemente i giovani. Ma non tutto è perduto, perché la generazione Z riesce a salvarsi da sola.

L’autogestione è l’unica via: il libro torna libero

Se è vero che i giovani non ricevono quella che si può definire una piacevolissima iniziazione alla lettura, è altrettanto vero che trovano loro stessi gli strumenti per scoprirla in modo diverso. C’è chi non smetterà mai di provare diffidenza nei loro confronti, di temerli, di considerarli superflui e pervasivi, ma a volte resta vero il detto: “se la vita di dà limoni, fanne una limonata”. Ebbene, la vita ci ha dato i social, e i ragazzi ne hanno fatto uno strumento di confronto e divulgazione, un continuo pozzo di stimoli in grado di volgere la attenzione e curiosità (anche) su cose utili. Una di queste è la lettura. Sono infatti milioni i contenuti social dedicati ai libri, all’editoria e alla letteratura. Basta un rapido giro su Instagram, ad esempio, per trovare una nutritissima comunità di lettori pronta a creare mode, dibattiti, preparata a spingere nuove uscite o riscoprire classici. E tutto questo senza che nessuno abbia imposto di farlo. Forse è questo uno dei migliori mondi (social) possibili. Gli insegnanti e le loro liste di titoli necessari sono stati sostituiti definitivamente da chi sa raccontare e argomentare sensazioni e impressioni, veri e propri influencer controcorrente, con numeri da capogiro. 
Chissà che i nuovi lettori, sempre più numerosi e sempre più combattivi di fronte al dilagante analfabetismo funzionale, non abbiano le carte in regola per rivoluzionare dalle fondamenta il mondo editoriale, le abitudini di lettura e, di conseguenza, la capacità critico-argomentativa di cui c’è tanto bisogno nel mondo di oggi.


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