23 dicembre 2024, ore 10:30

Di storie relative a futuri post-apocalittici, nel corso degli anni, ne abbiamo viste tantissime. E questo tanto nel mondo dell’editoria, tra fumetti e libri, quanto in quello multimediale, tra film e serie tv. Come dimenticare, giusto per citare un esempio illustre, “The Walking Dead”, il franchise transmediale che ha fatto la storia nel suo genere di riferimento.

Con premesse molto semplici – e per questo molto vicine a situazioni che ci hanno toccati da vicino – parte "Dirt", serie curata da Giulio Rincione e pubblicata da Tunuè. Siamo nel futuro prossimo, nel 2040, con la terra che è stata vessata da un virus che ha sterminato quasi tutta la popolazione. Sono in pochi a essere sopravvissuti, e non tutti dotati di buone intenzioni. Tra questi troviamo Dirt, un cartone animato “vivente” che, negli anni ’50 del '900, era testimonial dell’omonimo brand di sigarette.

La fama è ormai storia passata e il presente è scandito solo da un’interminabile attesa dell’”oscura signora” che cali su di lui la falce eterna. Ma qualcosa cambia le carte in tavola per Dirt. Siamo andati dietro le quinte di questa serie, che conta già due diversi volumi – “Dirt: I Figli di Edin” e “Dirt: Skeentopolis”. Con l’autore che ci ha svelato alcuni interessanti retroscena della lavorazione, tra le diverse citazioni della real life sotto mentite spoglie.


DIRT, LA PAROLA A GIULIO RINCIONE

Giulio, quella di Dirt è una storia molto particolare, che mescola le esagerazioni cartoon con elementi di vita quotidiana. “Tratto da una storia (quasi) vera”, potremmo dire… Com’è nata questa serie?

“La serie nasce da diversi input, sia grafici che narrativi. Avevo l'esigenza e la voglia di raccontare una storia che parlasse di intrattenimento, che facesse da "specchio esagerato" per denunciare l'estremo consumismo veloce dei giorni nostri proprio nei confronti di contenuti di intrattenimento. Volevo parlare della nostra società che mette al primo e unico posto la popolarità e i guadagni, tralasciando l'eventuale qualità delle cose. Poi c'era la pandemia.

Era un'occasione troppo ghiotta per me, che sono sempre stato un amante del genere post-apocalittico, per non utilizzarla nel contesto. Infine i cartoni animati. Loro è un po' come se rappresentassero "l'artista" la voglia che ognuno di noi ha di essere visto e apprezzato. Ovviamente sempre riflesso in questo "specchio esagerato". Sono un amante dei film che uniscono il mezzo di animazione con la recitazione, quindi nella mia testa avevo voglia di realizzare un nuovo Roger Rabbit, decisamente più cupo, crudo, adulto.”


È evidente dalla narrazione l’ispirazione che arriva dai fatti che hanno segnato la contemporaneità, negli scorsi anni. Sul fronte dei personaggi hai dei modelli di riferimento?

“Tutti i personaggi della serie sono "ispirati" a persone o personalità esistenti. Questo per un duplice motivo. Il primo, il più banale, è creare una forma di soddisfazione nel lettore, che riconosce elementi e personaggi a lui già noti, facendolo sentire più "a casa" in un mondo completamente estraneo. La seconda, decisamente più importante, è per la varietà narrativa. Avere dei modelli esistenti che ispirano i tuoi personaggi, ti permette di renderli sempre più "tondi" e profondi, di dare loro delle voci e delle personalità uniche, che non possono essere confuse tra loro. Ogni personaggio (anche non protagonista) deve lasciare intendere al lettore che ha un suo passato, una sua storia, un suo obiettivo.”


Dirt, la serie a fumetti tra cartoni animati anni ’50 e scenari distopici post-apocalittici: andiamo dietro le quinte con l’autore Giulio Rincione
PHOTO CREDIT: "Dirt: I Figli di Edin" di Giulio Rincione, Tunuè


PERSONAGGI FANTASTICI CON PROBLEMI REALI

Quanto è difficile (o facile, nel caso) dar voce a un personaggio di finzione - che vive in una storia di finzione - ma che ha problemi molto realistici?

“All'inizio molto. Ognuno parla con la sua voce, ha i suoi pensieri, e io come autore ho difficoltà a distinguere bene i vari personaggi. Nel tempo impari a capirli e ad un certo punto arriva la "magia". Ogni personaggio "ti parla", ti suggerisce ciò che lui avrebbe detto o fatto in quella situazione. I loro problemi sono estrapolati dalla nostra società, quindi non è troppo difficile empatizzare con loro.”


Dirt è un fumetto che, nel suo essere iperbolico, risulta particolarmente credibile nelle sue spiegazioni tecnico-scientifico-legali. Quanto lavoro è stato necessario per ottenere questo risultato?

“Forse la cosa più difficile. Dirt è una storia con personaggi umani e cartoni animati. Il collegamento a "Roger Rabbit" o a "Space Jam" è immediato. E io da un lato volevo che lo fosse, ma volevo anche fare "di più". Non potendo utilizzare (ma solo citare) personaggi già noti e famosi, non potevo contare sul patto di incredulità che utilizziamo nei film sopracitati. Dovevo creare tutto da zero, doveva essere tutto plausibile. Ogni giorno mi mettevo lì a farmi domande su domande, cercavo di sabotare la tecnologia che avevo creato per giustificare i cartoni, ne cercavo le falle. Ci sono voluti mesi per mettere a punto l'intero sistema tecnologico che rende "reali" i cartoni.”


Due i volumi all’attivo, “Dirt: I figli di Edin” e “Dirt: Skeentopolis”. Nell'ultimo, tra l'altro, c'è un gran lavoro di "citazionismo". Cosa ci riservano i futuri lavori di Giulio Rincione?

“Dirt ha il grande pregio di permetterti una libertà enorme. Hai tantissime pagine dove puoi decidere di infilare citazioni e personaggi che magari ti son venuti in mente all'ultimo minuto, e questo è stimolante perché non c'è mai una versione "definitiva". Il futuro vi riserva senza ombra di dubbio gli ultimi due volumi della saga, che sono sicuro (e io non lo sono mai) vi rimarranno molto impressi. Dirt è ancora all'inizio del suo viaggio. Ci sono tantissimi personaggi e sviluppi inaspettati.”


E allora nodo al fazzoletto e attendiamo con impazienza i nuovi volumi in cantiere, con un viaggio ancora tutto da scoprire per Dirt.