11 ottobre 2021, ore 12:30

Ogni scelta ha una conseguenza. Professionale, umana o personale. Nello sport, il limite tra questi tre campi è molto sottile. Il caso di Gianluigi Donnarumma lo dimostra a pieno.

Classe 1999, l’enfant prodige del calcio italiano (ed europeo?) è già tra i top nel proprio ruolo, avendo già prenotato la porta della Nazionale per i prossimi 10-15 anni, con questa costanza di crescita. Proprio con la maglia azzurra, nell’ultima estate, quella della sua definitiva consacrazione, si è guadagnato il titolo di miglior giocatore dell’Europeo, nella vittoria azzurra.

Un trionfo personale e nazionale arrivato dopo un’ottima stagione con il suo ex club, il Milan, trascinato in Champions League da capitano, con un buon livello di prestazioni. Prima del “tradimento”, o presunto tale. Prima del trasferimento al Paris Saint-Germain, all’ombra della Torre Eiffel.

E qui c’è un primo dualismo per Donnarumma. L’eroe con la Nazionale e il fuggiasco milanista. Le vie del calciomercato sono infinite, e tra il club del ‘Diavolo’ e Gigio c’è stata una complessa trattativa per il rinnovo di contratto. Saltato, con più di una polemica già nel corso della stagione. Prima dell’epilogo, con la fumata nera e l’addio.

Un gioco visto più volte, fatto di proposte e rifiuti, concluso in maniera pessima per il Milan, con Donnarumma andato via a parametro 0 (senza guadagno per il club). Le motivazioni? Ambizione, nuovi palcoscenici internazionali. Nulla per cui i tifosi possano facilmente perdonare il gigante di Castellamare di Stabia.

La dimostrazione è arrivata pochi giorni fa. Semifinale di Nations League, Italia-Spagna, giocata a San Siro. Un remake della semifinale di Euro2020, il ritorno di Donnarumma nello stadio che lo ha fatto decollare nel calcio dei grandi ancora minorenne. E l’accoglienza che i tifosi presenti gli hanno rivolto è stata gelida. Per non dire astiosa: fischi e cori per l’uomo che ha di fatto – con quel rigore parato a Saka lo scorso 11 Luglio – regalato il secondo Europeo della storia all’Italia del calcio.

A 22 anni, pur avendo maturato una certa esperienza, sono situazioni e contesti difficili da vivere. Donnarumma ha vissuto una serata difficile, a livello mentale quanto sportivo, con qualche leggerezza – oltre alle solite prodezze - in una partita persa dalla squadra di Mancini.

Eppure è proprio l’azzurro della Nazionale che ha lanciato in orbita il portiere ex Milan, ora spesso e volentieri seconda scelta per l’allenatore del PSG. In settimana ha scoperto – insieme ad altri 4 compagni di Nazionale – di essere stato inserito nella lista dei 30 candidati al Pallone d’Oro, l’unico portiere.

Alti e bassi, la vita di uno sportivo ne è piena. Da Gen Z, Donnarumma dovrà dimostrare di aver capito il peso di una scelta che potrebbe cambiargli la carriera e la vita. E dovrà portare avanti la responsabilità di essere un talento già in rampa di lancio. Già ‘arrivato’ e amato. Già molto discusso.