15 maggio 2020, ore 21:40 , agg. alle 21:52

Scrittore, cantante e poeta: è Gio Evan il nostro ospite telefonico di oggi in Collettivo Zeta! Diamo il via all’intervista dopo aver ascoltato “Regali fatti a mano”, il suo nuovo singolo che esce proprio oggi. Questo brano segna il suo ritorno sulle scene dopo un periodo di assenza, perciò congratulazioni! “Ciao ragazzi. Sto bene. La quarantena sta andando bene, inizio a percepirla da molto poco in realtà. Fino adesso ho percepito molto la mia vita quotidiana, quella nella norma. Adesso invece vivo un enorme impatto. In questo periodo ho ricaricato un po' le batterie. Ho frequentato il bosco, il mio svago. Ho scritto tantissimo, ho preso appunti su molte idee e progetti che voglio fare”. Vorremmo soffermarci ancora un po' sulla tua quarantena, perché ci hanno colpito molto le tue frasi e poesie. Una in particolare sul tuo Instagram dice: “Questa quarantena ha portato con sé tantissimi valori, se vi siete solo disperati allora dovreste rifarla”. Qual è il valore che è un po' cresciuto in te o che magari si è aggiunto? “Dico la verità: per me non è stato un impatto forte perché vivo in una riserva. Vivo già il bosco, la solitudine, sono pieno di animali, ho l’orto. Mi sono schierato dalla parte dell’agricoltura, più che della città. Quindi non mi ha dato delle nuove aggiunte, non mi ha sommato. Mi ha ‘insommato’. Perciò, insomma.. Molta gente ha il modo di poter finalmente staccare tutto!
Torniamo a parlare di “Regali fatti a mano”. La tua delicatezza, la tua anima ci riportano sempre alle piccole cose. La pasta fatta in casa, il Natale, cose che spesso dimentichiamo nella frenesia di tutti i giorni. Da dove sei partito, da un’immagine particolare o sono ricordi tuoi? “Sono ricordi, sono delle contemplazioni. Sono dei fermo immagine che usiamo quando qualcosa inizia ad andare storto. Quando il fiume inizia ad intopparsi per le troppe pietre davanti. Hai presente quando metti le cartoline con le calamite sul frigorifero per ricordarti dove sei stato? Io ho un frigo interiore, metto queste cartoline per ricordarmi da dove vengo. Quindi i tortellini fatti a mano, il Natale a casa, le nostalgie che ci ricordano la sacralità di tutti quegli attimi.” A proposito di regali, ma a te piace più farli o riceverli? “Io detesto ricevere regali, non lo sopporto. Non sono fatto per scartare. Però mi piace più farli, fare sorprese. Mi diverte. Un regalo vero che ho fatto è stato ad una mia amica: era dispiaciuta che io andassi in India. Le ho portato un po' di pietre, ma non gliel’ho detto. Gliele ho composte sotto il poggiapiedi della macchina e le ho lasciato una scritta: ‘così potrai poggiare i piedi su parte della mia India’. Non è stato niente di che, ma è fatto a mano”. Complimenti anche per il tuo libro: “Se c’è un posto bello sei te”, uscito qualche giorno fa. C’è una frase che dice: ”La poesia non può cambiare il mondo. Il mondo è troppo robusto per chinarsi di fronte a tanta tenerezza. Però può cambiare noi e noi possiamo cambiare il mondo”. “Si, sono un illuso. Ho vissuto per anni nell’utopia. Utopia viene dal greco, che significa non luogo. E’ questa un’utopia, sapersi trasferire in un luogo che non esiste. Io ci ho vissuto spesso in questi non luoghi, sono sempre stato come si dice con la testa tra le nuvole, almeno per gli altri. In realtà in quel momento io stavo lavorando per scrivere dei libri”. Abbiamo una curiosità: vorremmo sapere se, dopo qualche anno che hai cominciato a fare musica, questa ha raggiunto lo stesso livello della scrittura per te, oppure no? “Non faccio più il podio dentro di me, ho perso le competizioni anche tra le mie passioni. La musica adesso ha pareggiato i conti. Diciamo che la musica è una ramificazione della poesia stessa. Una compensa l’altra. Non avrei potuto fare musica se non avessi conosciuto la poesia. Penso che oggi come oggi c’è tanta musica in giro senza poesia, mentre viceversa è più fattibile. Io però non riesco a definire la poesia una canzone, io credo ci siano delle mie poesie che riescono ad essere cantate”. Durante l’intervista ascoltiamo anche “Klimt”, Il brano di Gio Evan che è l’ottava traccia dell'album “Natura Molta”, fuori ad Ottobre del 2019 ed “A piedi il mondo”, brano del 2018 tratto dall’Album “Biglietto di solo ritorno”.


PAROLA AI FAN
Come ormai sapete, in ogni intervista c’è lo spazio dedicato ai fan. Vi abbiamo chiesto di fare qualche domanda a Gio Evan direttamente dal nostro profilo Instagram ufficiale di Radio Zeta (@radiozetaof) ed ecco le domande che Diego Zappone e Simone Palmieri hanno selezionato! Cominciamo da @angelita_mamone: hai dei rimpianti? “No, ho dei ripianti. Ogni tanto uso le lacrime per la stessa vecchia causa. Ho invece tanti sogni, mescolati ormai tra la realtà. Ho la realtà e sogno che vivono lo stesso corpo”. C’è anche la domanda di @Chxvlie che chiede: c’è qualcosa che urla dentro di te e che vorresti far uscire il prima possibile? “Non so se ci sia qualcosa che urla. In realtà, si. La meditazione mi serve a questo, ad insegnare a me stesso il sottovoce. Sono una persona che vive delle rabbie universali, non personali. Le ingiustizie che viviamo tutti in questa terra qui a me colpiscono abbastanza quindi devo lavorarle affinché non mi urlino dentro”. Infine la curiosità di @alle_tiberti che chiede a Gio Evan di raccontarci il ricordo più bello della sua infanzia. “Non lo so, adesso che me lo chiedete non so se io abbia avuto un’infanzia. Ora ricordo qualcosa: quando avevo 3 anni, venivamo da giorni di forte pioggia e c’erano i figli delle altre mamme che non potevano sporcarsi giocando. Mia madre mi guardò e mi disse di andare a giocare e di sporcarmi quanto volevo. Questo è un bel ricordo che mi porto dentro volentieri”.

LE MIE PREFERITE
Anche Gio Evan ha scelto le sue canzoni preferite del momento ad ascoltare insieme a noi durante in l’intervista. Troviamo “Trieste” di Lucio Corsi, “Champagne” di Ghemon ed infine “Diamante” di Zucchero. Quest’ultimo brano è stato scelto perché “per me Zucchero è importante. E’ un artista validissimo che ha classe ed eleganza. E’ anche molto volgare ma sa usare la sua volgarità con una delicatezza che dovremmo solo imparare”.

E’ IL MOMENTO DI GIOCARE A : UN GIORNO DA GIO EVAN
Nel gioco di oggi, ci sono delle domande riferite a delle situazioni che Gio Evan ci dovrà spiegare meglio. Cominciamo! Qual è la prima cosa che fai al risveglio? A) Meditazione B) Colazione C) Ti guardi allo specchio e ti dai un bacio. “Dovrei provarle tutte e tre. La prima cosa che faccio in assoluto è accendere la lampada di sale del mio Tempio”. Com’è il tuo umore mattutino? A) Non pronunci parola per un’ora B) Sei scontroso anche con i muri C) Sei sereno e disteso. “Sarei la prima e la seconda. Non dico parola perché vivo solo, quindi inutile che affatichi il nervo. Io di solito sto benissimo”. Quale tra questi piatti si avvicina di più al piatto “del poeta”? A) Fagioli con tonno B) Pinzimonio di verdure C) Parmigiana di melanzane. “Pinzimonio sicuramente”. Dove trovi l’ispirazione per la scrittura? A) Mentre fai la doccia B) Durante un work out casalingo C) Quando mangi il cioccolato. “Posso inventare le risposte? Comunque si avvicina al work out casalingo”. Se non avessi fatto l’artista, quale strada avresti percorso? A) La guida turistica B) Lo chef C) Il dentista. “Nessuna delle tre. Sicuramente avrei fatto il contadino”.

DIRETTA INSTAGRAM
Oggi con Gio Evan abbiamo scambiato due chiacchiere anche tramite la Live dal nostro profilo ufficiale Instagram, @radiozetaof. Se ve la siete persa potete visitare il nostro profilo e la troverete postata. Gio Evan vive nelle Marche, vicino ad una montagna. E’ un posto un po' appartato ma è quello che sicuramente gli dà tanta ispirazione e che, probabilmente, gli ha concesso un po' di tempo di riposo dopo la fine del suo Tour, visto ciò che è accaduto nel mondo. “Si, noi abbiamo finito proprio in tempo. Il nostro tour è finito 8 giorni prima della pandemia. Sarà mica colpa mia che ho deciso di finire il tour ed allora è scoppiato tutto questo? Rimedierò allora e ne farò un altro. La prossima volta non lo smetto e continuo ininterrottamente”. Vivere in un posto così tranquillo, probabilmente avrà tempo di meditare tanto. Come va con la meditazione? “Benissimo. E’ un silenzio educativo. Ho una routine ed ho il mio tempio in casa”. Tra l’altro grazie per avercelo mostrato in diretta, è bellissimo! Abbiamo tante curiosità, tra cui qualche domanda sull’intervista che abbiamo letto su Il Venerdì e ci ha molto colpito una tua dichiarazione dove hai detto che "è tutto fatto con l’artigianato, che è l’idea del mio stile di vita. L’ho appreso da Mariano, un signore di 84 anni che intreccia i cestini di vimini”. Ci puoi spiegare quest’immagine? “Si, ora non lo fa più perché l’età si fa sentire, non ha più manualità. Lui è l’ultimo vicino che ho, o il primo, o l’unico. Ci si scambia opinioni. Lui ha lasciato da pochissimo il vimini e l’agricoltura quindi si gode la fase 3, quella della panchina. Io invece che vivo la fase 2 posso permettermi la panchina degli altri, allora lo frequento molto. Mi ha raccontato molto di lui e dei suoi ricordi. Una cosa che viene bene agli anziani è parlare dei ricordi ed infatti sono molto bravi a parlare. Se tu ascolti gli anziani ti precipita nei suoi ricordi con sé, perché è come se avesse bisogno di salvarli. Appena vede una fonte giovane comincia a condividere con te questa che è una ricchezza incredibile. Vivendo in campagna ho considerato sacro tutto questo”. Parliamo anche di “Natura Molta” : un album di Gio Evan che ha fatto discutere perché, per alcuni, non conteneva pezzi radiofonici. Invece, caso vuole che poi Himalaya Cocktail e Klimt abbiano avuto un grande successo in radio. Quindi quando sei trasparente in pieno alla fine si vince. Concordi? “Si, apprezzo ciò che avete detto. In effetti i pezzi, nascono tutti come poesie e poi, se si incontrano anche con la base, diventa una canzone. Io inizio a scrivere suonando con la chitarra, così andando a caso. Poi butto giù le parole di cose che ho appena scritto e le utilizzo. Ho anche scritto diversi libri, ho tanto materiale su cui contare. Quando vedo che qualcosa funziona, la uso”. La nostra diretta Instagram si conclude con Gio Evan che ci regala un momento magico: la lettura di un estratto del libro. Il sostantivo del discorso è la follia. “Ed io viceversa non ti dico di non farla [la follia], dico solo di sceglierla bene perché, in fondo, con un po' di follia dentro, quella giusta, siamo tutti più vivi”. Il tempo a nostra disposizione è finito anche in onda su Radio Zeta. Grazie Gio Evan per essere stato con noi e per aver condiviso molto dei tuoi pensieri, della tua poesia e della tua musica. Ti aspettiamo presto ai microfoni di Collettivo Zeta!




Gio Evan in collegamento su Radio Zeta: "durante la quarantena mi sono ricaricato"