15 novembre 2022, ore 17:52

Quello di God of War Ragnarok rappresenta un nuovo e importante traguardo per la serie curata da Santa Monica Studios. Sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo. Con questo capitolo, lo studio ha infatti toccato – senza interruzioni – quattro generazioni di console marchiate Playstation consecutivamente. Il tutto senza dimenticare i passaggi su console portatile di casa Sony. Un risultato non da poco, se si conta quanto è difficile mantenersi costantemente sulla cresta dell'onda nel mercato videoludico al giorno d'oggi.

A diciassette anni di distanza dall'esordio (datato 2005) su Playstation 2, e a un anno quindi dalla maturità (o maggiore età), il franchise è cresciuto. E sotto numerosi punti di vista. Dalla “ignoranza” (passatemi il termine) dei primi episodi, in cui bastava picchiare forsennatamente sui tasti per menare fendenti a destra e a manca, si è passati con il nuovo ciclo – cominciato su PS4 – a un tipo di gioco più ragionato. E, in sostanza, maggiormente in linea con quelli che sono diventati con passare del tempo gli standard del genere action adventure.

Abbandonati ormai da tempo i lidi spartani, che hanno dato i natali a Kratos, la vicenda continua ancora una volta in territori nordici. La neve la fa da padrona, ma questo non spaventa il barbuto protagonista del gioco, che continuerà a girovagare a torso nudo. Con l'eccezione unica di poche strisce di pelliccia, sparse qua e là.



Dove eravamo rimasti?

Un ritorno in pompa magna per Santa Monica, con God of War Ragnarok che esordisce sulla console di nuova generazione di Sony. Grandi performance che erano già state ampiamente preannunciate dai tanti filmati condivisi attraverso le piattaforme social. E che, quando siamo quasi alla fine del 2022, candidano il gioco “prepotentemente” al titolo di Game of the Year, l'Oscar supremo del mondo dei videogiochi.

Dove eravamo rimasti però prima di God of War Ragnarok? Il videogioco arriva in soccorso dei più smemorati con un utile e rapido riassunto. Tra colpi di scena del predecessore (Atreus, il figlio di Kratos, è nientemeno che Loki!) e disastri preannunciati (il Ragnarok, l'apocalisse secondo la mitologia norrena, è alle porte) di carne al fuoco per questo nuovo capitolo ce n'è un bel po'. E le premesse sono praticamente tutte mantenute dagli addetti ai lavori. Non che ce ne fosse qualche dubbio, sia chiaro, ma è sempre meglio andarci coi piedi di piombo con le aspettative. Anche se soltanto per apparenza.



La storia non è tutto

Un mix di ingredienti che però da soli non possono rendere totalmente appetibile God of War Ragnarok. E allora ci pensa l'impalcatura tecnica del gioco a fare il resto, con una componente grafica incredibile. Tanto per dire, è possibile contare i peli della barba di Kratos – non l'ho fatto, ma volendo ci si riesce. Le musiche, manco a dirlo, sono impregnate di epicità e accompagnano in maniera sublime tanto il ritmo dell'azione quanto le sequenze d'intermezzo, durante le quali i giocatori sono destinati al ruolo di spettatori. Un pacchetto che, come detto in precedenza, eleva il gioco e l'asticella per i futuri titoli, settando nuovi standard. Sperando che l'apocalisse ci lasci effettivamente un dopo.