12 novembre 2021, ore 18:00 , agg. alle 09:59

È passata una settimana dalla tragedia di Astroworld: venerdì scorso, a Houston, durante il concerto di Travis Scott, 9 persone, tra i 14 e i 27 anni, hanno perso la vita e 300 sono rimaste ferite. Mentre le indagini stanno tentando di chiarire le dinamiche che hanno portato alla strage, sembra sempre più improbabile che la carriera di Scott possa continuare.



STOP THE SHOW

Stop the show” si sente gridare nelle decine di video che stanno girando sui social. Chiarire con precisone quello che è successo non è facile: il concerto inizia alle 21, mezz’ora dopo arrivano le prime segnalazioni di persone ferite ai soccorritori, ma Travis Scott non si ferma e continua a cantare ancora per 40 minuti, fino alle 22.10 circa. Non è chiaro se avesse capito quello che stava accadendo in platea o se per colpa degli auricolari non sentisse l’allarme che il pubblico gli stava mandando. Ma qualcuno doveva pur essersi reso conto che qualcosa non andava: in particolare, è diventato virale il video di una ragazza che si arrampica sul palco e grida a uno degli operatori che una persona è morta, che lo spettacolo si deve fermare, venendo ignorata. In una serie di storie Instagram in bianco e nero, il giorno dopo, Scott si è detto devastato da quanto accaduto e che non avrebbe mai immaginato che qualcosa del genere sarebbe potuto accadere. Delle scuse che ai fan non sono andate giù: le responsabilità del rapper, in questo caso, sono difficili da ignorare. Gli show di Travis Scott sono infatti famosi per una certa attitudine “punk”. Saltare e pogare, ai concerti, è la prassi: ma quando si parla della star di Houston c’è qualcosa di diverso. Il cantante sistematicamente esaspera l’entusiasmo della follia, in un’atmosfera di isteria che solitamente sfocia in un via vai di ambulanze. Nel 2015 dovette interrompere la sua esibizione al festival Lollapalooza di Chicago, dopo che aveva incitato la folla a buttare giù le transenne. Nell’occasione una ragazza di 15 anni rimase ferita. Due anni dopo, a New York, durante un concerto, l’artista incitò alcuni fan a lanciarsi sul pubblico da una balconata: un ragazzo restò paralizzato.


#CANCELTRAVISSCOTT
La carriera di Travis Scott è dunque al capolinea? I social ormai ci hanno abituato all’hashtag #cancel, seguito dal nome della celebrità che di volta in volta si macchia di una colpa. Sono gogne mediatiche che di solito hanno vita breve. Questa volta, però, è diverso. Negli ultimi anni Scott ha costruito un rapporto con i fan equiparabile a quello tra un’azienda e un consumatore, e la sua reazione ai fatti di venerdì scorso ne è l’emblema: ha annunciato la collaborazione con l’app BetterHealth, per offrire consulenza psicologica gratuita a chi è uscito traumatizzato dall’evento. Non ha creato un rapporto simbiotico con il suo pubblico, e di conseguenza è privo di quella rete di supporto e affetto incondizionato che possa attutirgli la caduta e facilitargli un ritorno sul mercato musicale: al momento, infatti, l’uscita del suo nuovo album Utopia, che doveva uscire alla fine dell’anno, è stata rimandata a data da destinarsi, forse al 2023. I suoi fan, primi promotori dell’#canceltravisscott, stanno inoltre bloccando la riproduzione delle sue canzoni sulle piattaforme di streaming. Anche la struttura che lo ha tenuto in piedi come brand sta mostrando le prime crepe: Epic Games ha infatti rimosso l’emote del rapper dallo show di Fortnite, il prezzo delle sue sneakers in collaborazione con Nike è crollato del 50% e secondo alcune indiscrezioni sembra sia stata cancellata la sua partecipazione al nuovo reality The Kardashians (Travis, infatti, oltre ad essere uno dei rapper più famosi al mondo, è il fidanzato della più piccola del clan Kardashian, Kylie Jenner).