12 settembre 2021, ore 17:30

La fantascienza oltre la fantasia: Dune come capolavoro senza tempo

L’inospitale e desertico pianeta di Arrakis, chiamato comunemente Dune, è teatro dello scontro tra la casata Atreides e Harkonnen. Monolitici e solenni come eroi greci, i personaggi di Dune sono incarnazione degli eventi mossi dall’interiorità, da forze superiori archetipiche. La realtà di Dune, dunque, è fondata sì nella materia – lo è a tal punto che, a fare da sfondo alle vicende, c’è una potentissima sotto trama economico-politica –, ma si eleva verso una spiritualità senza tempo. Gli eventi epici non hanno nulla di meccanico poiché a dominare la realtà è la mente, strumento potentissimo, che i vari personaggi imparano a conoscere, a temere, a gestire. In una mitologia antecedente al mito stesso, Dune si nutre degli elementi base della vita: acqua, terra, tempo, destino, conoscenza, fede. Ma anche politica. Anticipando di molto i disastri che ci troviamo oggi a fronteggiare, Frank Herbert ha saputo fondere la logica del profitto, dello sfruttamento e dello spreco alle radici più profonde della sacralità, plasmando un romanzo-mondo che ha segnato per sempre l’immaginario popolare. Faremo, a questo proposito, un’affermazione tanto forte quanto vera: nessun Guerre stellari sarebbe esistito senza Dune. Questo può servire come indizio del peso che il Ciclo di Dune ha avuto a livello culturale.
Che un capolavoro resti capolavoro, non è una novità. Che rimanga attuale, invece, è un altro paio di maniche. Vincitore del premio Nebula e del premio Hugo, i due massimi riconoscimenti letterari per la narrativa fantascientifica, il capolavoro di Herbert torna oggi sugli scaffali in evidenza delle nostre librerie (grazie a un aiutino da parte della settima arte, di cui parleremo a breve), pronto a conquistare nuovi lettori. E tutto ciò riuscirà a farlo poiché, come la grande narrativa dell’utopia – Orwell, Huxley, Moore –, la fantascienza può lavorare ancora oggi come strumento di indagine della realtà che ci circonda. Al fianco di Frank Herbert, nell’Olimpo dei visionari del genere, possiamo senza problemi inserire Philip K. Dick e Stanislaw Lem.



Una complessità difficile da filmare: Denis, sarà la volta buona?

Un testo come Dune non può non strizzare l’occhio al mondo del cinema. Tuttavia, nonostante le premesse ottime per una realizzazione cinematografica (l’ambientazione suggestiva, la trama epica, la ricchezza di personaggi), Dune è sempre sfuggito a quest’ultima. Il primo a cimentarsi nell’impresa è stato Alejandro Jodorowsky, che dopo progetti e fatiche è riuscito a realizzare solamente Jodorowky’s Dune, documentario sul progetto mai realizzato di girare un film di fantascienza tratto dal celebre Ciclo di Herbert. Nonostante il fallimento, il documentario ha riscosso un notevole interesse, ed è stato in più occasioni “saccheggiato”. Molte idee esposte nel documentario, infatti, sono confluite nella produzione di altri grandi lavori quali Alien e lo stesso Guerre stellari.
L’ultimo a tentare l’impresa è un regista che ha già dato prova di saper maneggiare questo materiale. È proprio Denis Villeneuve, acclamato da critica e pubblico per Arrival, che sceglie di portare nuovamente al cinema Dune. La tensione è altissima: un cast stellare, le cui punte di diamante sono nuove leve di Hollywood amatissime dai giovani (l’eterea Zendaya affianca il promettente Timothée Chalamet), un regista di spessore, una storia con enorme potenziale. Ad aumentare l’attesa, il rinvio causa pandemia dell’uscita nelle sale, programmata per novembre 2020. Presentato fuori concorso al festival di Venezia 2021, Dune è stato ben accolto. Resta poco da fare, se non aspettare il 16 settembre per vederlo in sala, e probabilmente acquistarlo di corsa in libreria.