02 giugno 2025, ore 13:00

Quando si parla di fumetti, la prima immagine che in automatico si genera nella mente di chiunque è sicuramente quella di vignette e nuvolette. Probabilmente anche organizzate secondo un ordine schematico, sei riquadri per pagina, con i testi divisi tra dialoghi e didascalie. Ma questo è un retaggio che appartiene al passato, quando il fumetto muoveva i suoi primi passi, con artisti e autori che cominciavano a prendere le misure del medium.

Uno scenario che è cambiato, e tanto, soprattutto non l’avvento delle nuove generazioni. La ricerca di nuove modalità di espressione ha portato a rompere gli schemi e ad abbattere le “gabbie” dell’impaginazione vecchio stampo. E il risultato è un turbinio costante di elementi che innescano e sviluppano storie in grado di muoversi agevolmente attraverso le pagine delle diverse opere. Talvolta finendo anche per divenire multimediali, abbracciando due tipologie di espressione artistica che agiscono in maniera differente, almeno per il tipo di supporto utilizzato per la diffusione.

Qualcosa che nelle ultime settimane è avvenuto con "Le macchine non possono pregare", il graphic novel di Anastasio, Lauria, Nota e Matinata, pubblicato da Edizioni BD: un’opera che rappresenta un mix perfetto tra mondo della musica mondo dei fumetti in salsa fantascientifica. Ne abbiamo parlato con Marco Anastasio e Arturo Lauria.


LE MACCHINE NON POSSONO PREGARE, ALLA SCOPERTA DELL’OPERA CON MARCO ANASTASIO

Ciao Marco! Musica e arte fumettistica si uniscono in “Le macchine non possono pregare”. Cosa troviamo all'interno della storia a fumetti?

“La storia è la stessa dell’album (ominimo, ndr), ma grazie al linguaggio del fumetto abbiamo potuto approfondire aspetti che nelle canzoni erano solo accennati o conosciuti soltanto da noi autori. Il fumetto ci ha dato la possibilità di esplicitare molti elementi e soprattutto di dare un volto concreto a personaggi che, nei brani, erano solo nominati.”


Un lavoro che si anima con spirito multimediale. Come è nata questa idea?

“È stato un passaggio naturale. Quando ci siamo resi conto che questa storia aveva una vita propria e che i personaggi erano forti, con un immaginario ricco e vivido, pensare a un adattamento a fumetti è stato quasi spontaneo. Era il modo giusto per espandere questo universo.


Sei un artista attivo principalmente sul panorama musicale, quindi chiederti se "è nato prima l'uovo o la gallina", tra canzoni e storia a fumetti, potrebbe essere scontato (ma smentiscimi pure!). Allora ti chiedo: la storia a fumetti ha avuto influenza sullo sviluppo musicale?

“L’album è nato prima, questo sì. Ma il lavoro sul fumetto ha poi acceso nuove idee e ispirazioni che potrebbero prendere forma in futuro. Quindi, anche se non ha influenzato direttamente questo disco, ha già iniziato a spingermi verso nuove direzioni.”


C'è magari qualche frangente in cui il lavoro sul fumetto ti ha portato a calibrare meglio il lavoro su una canzone?

“Per quanto riguarda questo album specifico, no: le canzoni erano già complete quando abbiamo iniziato a lavorare al fumetto. Ma il processo, in particolare il capitolo finale della graphic novel – che ha quasi il sapore di un sequel – mi ha ispirato molto per ciò che verrà. Quindi sì, l’influenza si è fatta sentire sul futuro del progetto.”


Com'è stata l'esperienza con il medium fumetto? Potrebbe esserci il primo capitolo di una nuova (e aggiuntiva) deriva artistica?

“Assolutamente sì. È stata un’esperienza stimolante e credo proprio che possa rappresentare l'inizio di un nuovo percorso espressivo, parallelo a quello musicale.”


"Le macchine non possono pregare", il graphic novel di Anastasio, Lauria, Nota e Matinata tra musica e fantascienza
PHOTO CREDIT: "Le macchine non possono pregare" di Anastasio, Lauria, Nota e Matinata, Edizioni BD


MUSICA E DISEGNI, ARTURO LAURIA CI SVELA COME NASCE LA MAGIA

Ciao Arturo, a te spetta il compito di portarci dietro le quinte del lato grafico di “Le macchine non possono pregare”. Come nasce visivamente questo Graphic Novel?

“Ciao Dario, Le Macchine Non Possono Pregare nasce dal colpo di coda della mia tossicodipendenza da disegno digitale.

Un po’ di contesto. Da anni disegnavo in digitale: ipad pro, pen tablet di varia natura, numerosi software. Mi sono ritrovato in un inferno di codici, scorciatoie, zoom in/zoom out, ctrl-z, trick, tools. Un simulacro di ciò che era per me il disegno. Ho anche flirtato con l’AI, usandola per crearmi reference su misura. Ad un certo punto ho realizzato che è come se avessi potuto essere un gran giocatore di basket, che negli anni è diventato skillato ad NBA2K.

Quando ho cominciato a lavorare su Le Macchine Non Possono Pregare, ero davvero indeciso se tornare finalmente su carta. Avevo bisogno di produrre qualcosa di vivo, di vibrante, di vero. Era il progetto perfetto: cyberpunk, rap e religione. Potevo sbizzarrirmi. Invece, non l’ho fatto. Sono rimasto incollato alla Cintiq, ed ero più frenato che mai. La produzione delle tavole è stata macchinosa, vertiginosa, maniacale, dolorosa. Stavo provando a colmare il mio ormai assordante bisogno di tornare su carta, su uno schermo. Paradossale. Come cercare l’amore su un sito di contenuti per adulti. L’esito è stato un profluvio di dettagli e colori al limite dell’illegibilità e della schizofrenia. Ma è stato catartico, liberatorio, intenso. Dopo aver disegnato il volume - dopo 10 anni di disegno digitale - sono crollato, e come un filgiol prodigo sono tornato su carta. Tra le prime cose che ho disegnato nel mio ritorno su cellulosa c’è lo sketchbook con componente narrativa presente nel volume di LMNPP, il “Diario del mondo dopo la caduta”. Insomma, Le Macchine non possono pregare mi ha fatto capire che le macchine non possono pregare.”


C’è stata subito sinergia con la visione di Marco sulla rappresentazione dei vari elementi del racconto?

“Collaborare con Marco, conoscerlo, è stato naturale. è la tipica persona che mentre ci parli hai l’impressione di volergli già bene e di conoscerla da sempre. Lui ha personalità e visione chiarissime. Ama avere controllo su ciò che produce, ma non appena ha visto che eravamo allineati è stato genuinamente ben disposto a lasciarmi spazio e libertà creativa. Poi, tutto il processo è stato armonico anche grazie alla meravigliosa presenza di Egidio Matinata, fedele alleato, nonché amato cognato e sceneggiatore di LMNPP, che ha introdotto elementi, personaggi, e contribuito a formulare il complesso mondo ideato da Anastasio sotto forma di fumetto.”


Le tavole sono cariche di dettagli e, per la loro natura cyberpunk, dai connotati molto inusuali. Quanto lavoro ti ci è voluto mediamente per ogni pagina? E quali elementi ti hanno richiesto maggiore attenzione ed energia?

“Come dicevo prima, è stato un processo macchinoso e lungo. Ogni volta che pensavo di essere arrivato ad un punto, lasciavo sedimentare la cosa, mi dedicavo ad altro, ma non appena ritornavo sulle tavole riemergeva il bisogno di raffinare, limare, aggiungere elementi e dettagli. Non saprei fare una stima del tempo che ci è voluto, di sicuro molto di più di quanto me ne sarebbe servito su carta. All’inizio erano pagine con larghe campiture di nero, e tre colori a tinta piatta. Dopo qualche mese erano dei frullati di colori sfumati. Come sia accaduto tutto ciò non mi è ancora chiaro. Hauhaha”


Hai qualche ispirazione a cui ti sei rifatto nel lavoro su “Le macchine non possono pregare”?

“No, nessuna in particolare.”