Essere presenti sulla scena videoludica da oltre un ventennio non è per nulla impresa facile. A maggior ragione se si pensa che, in un lasso di tempo tanto ampio, sono soltanto quattro (contando anche quello approdato negli ultimi giorni sugli scaffali) i capitoli che hanno alimentato la popolarità del franchise.
Di fatto questo è però l’esempio lampante di come la qualità batta a mani basse la quantità. Non servono uscite costanti e cadenzate per stanziarsi nel cuore dei propri fan, bensì titoli che abbiano qualcosa da raccontare e sappiano percorrere le strade giuste per farlo.
Si può banalmente sintetizzare così l’epopea della serie “Mafia”, che dal 2002 a oggi ha toccato quattro diverse generazioni di console – Playstation 2, PS3, PS4 e ora PS5 – con altrettanti capitoli. Il tutto senza ovviamente considerare le versioni rimasterizzate, utili esclusivamente a raggiungere le nuove generazioni di utenti che, all’uscita degli originali, non avevano l’età giusta per fruirne (ricordiamoci sempre del PEGI, l’età consigliata! ndr).
Ebbene a distanza di ventitre anni dal primo capitolo (che ha beneficiato di un remake nel 2020 con “Mafia Definitive Edition”) e a distanza di nove dal predecessore (“Mafia 3”, uscito nel 2016), la serie di 2K Games curata da Hangar 13 torna nuovamente sulla scena con “Mafia: Terra Madre” (“Mafia: The Old Country” in lingua originale). E lo fa in grande stile
UN RITORNO AGLI ALBORI DEL VENTESIMO SECOLO
Prima di concentrarci sul pacchetto artistico di Mafia: Terra Madre apriamo con un focus sulla storia e sul gameplay che il titolo di Hangar 13. Un gioco che sceglie consapevolmente di non abbracciare ritmi forsennati tipici del genere free roaming optando invece per un andamento moderatamente lento, sostanzialmente in linea con il periodo storico in cui si sviluppano le vicende.
Un prodotto che, come tradisce il titolo, non segue la numerazione ufficiale della serie. Ma lo fa per un motivo ben specifico: funge da prequel a quelle che sono le narrazioni dei precedenti capitoli del franchise. Sono gli albori del ‘900 e gli utenti, all’interno di una pittoresca e ispiratissima Sicilia del tempo, sono chiamati a vestire i panni di Enzo Favara, giovane volenteroso di umili origini che finisce per restare invischiato nelle macchinazioni di stampo criminale che animano il territorio.
Un gioco che sviluppa con le giuste tempistiche una trama ben orchestrata e che riesce a catturare l’attenzione del giocatore sia per ritmo che per costruzione degli eventi. Non è da escludere che qualche personaggio, nella fattispecie, resti impresso nella mente anche al termine dell’avventura.
Non è da meno tutto quanto concerne l’azione vera e propria, quella che in sostanza chiama in causa i giocatori mettendone alla prova i riflessi e la capacità di leggere le situazioni per scegliere l’approccio migliore per ogni missione. Tra sparatorie – sfruttando le armi del tempo, grazie a un ottima ricerca tecnico-storica – e momenti stealth – in cui muoversi con cautela cercando di attirare meno possibile l’attenzione – si assiste a una gradevole varietà di condizioni nel corso dell’esperienza ludica.