04 settembre 2025, ore 13:30

Ci sono videogiochi che, più di altri, hanno lasciato un segno indelebile nell’industria e nel cuore dei videogiocatori. Storie i cui echi risuonano ancora oggi, a distanza di decenni, suscitando una legittima e fisiologica curiosità anche tra i videogiocatori di nuova generazione.

Ecco che quindi le iniziative di remaster o remake di alcuni giochi assumono un loro specifico peso nell’economia delle uscite. Una strada percorsa da sviluppatori e produttori per tramandare l’eredità di franchise iconici.

Qualcosa che proprio negli ultimi giorni è avvenuto con “Metal Gear Solid Delta: Snake Eater”, remake per PS5, Xbox Series X/S e PC dello storico terzo capitolo della saga che approdò su PS2 nel 2005. Un vero e proprio tuffo nei ricordi per chi quel momento l’ha vissuto. Oltre che un ottimo strumento, per le nuove generazioni, per conoscere a fondo un genio del calibro di Hideo Kojima, tornato sotto i riflettori negli ultimi anni con Death Stranding e Death Stranding 2.


METAL GEAR SOLID DELTA: SNAKE EATER, VENT’ANNI E NON SENTIRLI

Ritrovare sugli scaffali, a vent’anni di distanza, Metal Gear Solid Delta: Snake Eater (che in origine vedeva un “3” sostituirsi al “Delta” del titolo) fa sicuramente un certo effetto. In prima istanza per la questione cronologica (sono passati vent’anni? Chi l’ha permesso? ndr). In seconda battuta per il peso specifico della produzione, meritevole di una nuova esposizione mediatica e, soprattutto, di una ri-lavorazione che, con l’ausilio delle tecnologie di nuova generazione, gli donasse una impalcatura tecnica nuova e scintillante.

C’è da dire che, già a suo tempo, Snake Eater trasudava un fascino importante, così come anche i capitoli che lo hanno preceduto negli anni addietro. Era dunque ipotizzabile che fosse uno di quegli amori rari che fanno dei giri immensi e poi ritornano.

Ed è un ritorno che riporta sugli schermi inalterata la storia che ha fatto la fortuna del terzo capitolo della saga di Metal Gear Solid. Senza scendere troppo nei dettagli (a distanza di vent’anni dall’uscita è anche superfluo) basti avere i connotati sommari delle narrazioni: anni ’60, Guerra Fredda in corso e spy-story come la migliore tradizione a là James Bond ci ha tramandato nel corso dei decenni. In un videogioco dal taglio fortemente cinematografico. Il tutto con il collante rappresentato da scelte tecniche di gameplay avanguardistiche (per i primi anni del duemila) e una trama studiata in ogni singolo dettaglio. Un affresco complessivo che, ancora oggi, risulta essere un punto di riferimento per l’industria videoludica.

Ritrovare quindi su schermo i vari Snake, Big Boss e compagnia – personaggi intorno ai quali si sviluppano gli eventi della storia – fa sicuramente specie. A maggior ragione in virtù dei sostanziali e sostanziosi passi in avanti sul fronte tecnologico. Ma su questo ci arriveremo tra pochissimo.


Metal Gear Solid Delta: Snake Eater, il ritorno di un classico firmato Hideo Kojima
PHOTO CREDIT: Metal Gear Solid Delta: Snake Eater, Konami


TRADIZIONE E INNOVAZIONE

Prima di andare a fondo su quella che è l’impalcatura tecnica di Metal Gear Solid Delta: Snake Eater è più che doveroso esaltare le dinamiche ludiche che si ripresentano al cospetto dei videogiocatori all’interno di questo remake. Ritroviamo il connubio tra elementi stealth e survivalistici, con Naked Snake – nome in codice del protagonista – che si ritroverà a muoversi “nudo” in ambienti ostili a forte prevalenza naturalistica, sfruttando gli elementi intorno a lui per proseguire nella missione. Tra trappole biologiche – la fauna dei diversi ecosistemi non è poi carinissima con noi – e quelle piazzate dai nemici, non sarà quella che si può definire una passeggiata di salute. Ma è stato proprio questo mix di elementi a rendere iconico il terzo capitolo della saga di Hideo Kojima: una vera esperienza fortemente immersiva, che spingeva gli utenti a calarsi totalmente all’interno del gioco.

Sul fronte tecnico quello svolto dagli sviluppatori è stato un lavoro di restyling nel totale rispetto del videogioco originale. In Metal Gear Solid Delta: Snake Eater a essere rivista è stata quindi la scocca dell’intero pacchetto, con il resto che è stato riproposto pedissequamente con una sola eccezione, vale a dire il sistema delle telecamere, che passa alle spalle del protagonista. Una manna dal cielo per la gestione dei conflitti a fuoco, sporadici ma con un loro peso specifico nell’economia dell’avventura.

Con Metal Gear Solid Delta: Snake Eater si assiste quindi al trionfale ritorno di uno dei capitoli più amati della saga. Un tributo al genio di Hideo Kojima che permette anche alle nuove generazioni di riscoprire una perla del passato senza però dover scendere a patti con un’impalcatura tecnica datata, che avrebbe potuto far storcere il naso a chi è abituato agli standard dell’attuale generazione di console.