Una storia introspettiva, che vive in un costante equilibrio tra elementi reali e costrutti finzionali: il focus con l’autrice sui diversi aspetti del libro
Il grande potere dei fumetti, così come di tutti i prodotti narrativi, sta nella loro capacità di proiettare i lettori verso nuovi orizzonti. E questo tanto nelle produzioni puramente finzionali, come quelle legate al mondo dei supereroi o agli ecosistemi squisitamente fantasy, quanto nelle storie che poggiano le loro basi su elementi concreti e tangibili.
Ed è bello andare dietro le quinte della lavorazione delle diverse opere con i rispettivi autori. Come abbiamo fatto per “H.P. Lovecraft – Dagon e altri racconti brevi”, oppure per “#JustKilling”.
La lente d’ingrandimento quest’oggi va su “Nodi”, graphic novel pubblicato da Bao Publishing dalla fortissima componente introspettiva che, però, non lesina anche su aggiunte “fictional”. Ne abbiamo parlato con l’autrice, Fiamma.
“NODI”, LE IMPREVEDIBILI TRAIETTORIE DELLA VITA
Ciao Fiamma, come sempre partiamo dalle basi: cosa troviamo in “Nodi”?
“Nodi è un fumetto che appartiene al genere dell'autofiction, un racconto autobiografico di vicende che mi sono realmente accadute, rielaborate però attraverso un sistema di metafore e allegorie fumettistiche - qui la finzione - che mi ha permesso di restituire il senso di quello che è accaduto riuscendo a prescindere dalla “cronaca” degli eventi.
Nodi racconta delle conseguenze che possono innescarsi in seguito ai grossi traumi di cui facciamo esperienza nella vita, e di come questi scontri possano deviare le nostre traiettorie di vita allontanandoci, anche di molto, da noi stessi. A partire da questo, però, Nodi è anche il racconto di come sia possibile, in qualsiasi momento e anche in maniera inaspettata, riconciliarsi con se stessi e ritornare a percorrere la strada che si era abbandonata, ma che davvero ci permette di camminare al passo che vogliamo.
Nodi, in sostanza, è una storia che parla di tornare a prendersi cura di sé.”
Siamo di fronte a un'opera fortemente introspettiva. Come si è innescato il processo che ha portato riflessioni e sentimenti su carta?
“È successo durante la pandemia. Mi sono ritrovata a vivere, come molti, un periodo molto buio e una fase depressiva che non avevo mai vissuto con quella intensità. Ero sola e chiusa in casa, e un giorno particolarmente peggiore degli altri ho preso una matita e ho cominciato a disegnare. Non ho più smesso, finché tra quei disegni, a cui avevo iniziato ad aggiungere testi e dunque erano diventati fumetti, ho iniziato a vedere un filo rosso che li univa e ci ho visto una storia dentro. Nodi è nato in quel momento e parlava proprio di quello, di come il disegno mi avesse salvato la vita e di come con il disegno avessi ricominciato a prendermi cura di me.”
“NODI”, TRA COSTRUZIONE DEI PERSONAGGI E ISPIRAZIONI
Ci sono due personaggi - Vanda e Brigitta - che rappresentano da un lato la consapevolezza e dall'altro l'inconsapevolezza, su certi aspetti. E che accompagnano la protagonista nel corso del racconto. Come nascono?
“Sono entrambe nate apparentemente per caso. Solo ora che ho fatto un libro con loro ho imparato a conoscerle e a capire anche che ruolo effettivamente abbiano nella dinamica dei miei fumetti. Il primo personaggio che ho disegnato affianco al mio è stato quello di Brigitta. Solo in seguito, quando ho pensato di proporre a Bao il libro, ho inserito il personaggio di Vanda. Nodi è il racconto della nascita di Brigitta, e dunque mi serviva un terzo personaggio che si relazionasse con il mio e assistesse a questa “nascita”. Brigitta è il “nodo” che si stacca dalla mia testa, nasce già “grande” ma di fatto non ha esperienza del mondo. È una “povera creatura” che con il tempo acquista maggiori consapevolezze, ma rimarrà sempre un personaggio che prova sentimenti “puri”. Più che inconsapevole Brigitta è incontaminata. Vanda invece è una provocatrice, è estremamente “mondana” nel senso che appartiene e incarna il mondo, con tutti i suoi difetti e le sue storture, ed è un fondamentale stimolo per il mio personaggio. Vanda è a tutti gli effetti il motore degli eventi del libro.”
Hai qualche ispirazione particolare - per i contenuti o per l'aspetto grafico - cui hai attinto nel lavorare a "Nodi"? Anche considerando la gestione "non lineare" delle tavole...
“In realtà no. Il contenuto è interamente autobiografico, e dunque non risente di influenze esterne. Parla tuttavia il linguaggio del fumetto di autofiction contemporaneo, ad esempio nell’uso dell’ironia come mezzo per scavare nel proprio vissuto, anche il più doloroso, di cui forse gli esponenti più noti sono Zerocalcare e Marjane Satrapi.
Dal punto di vista grafico, invece, il fumetto risente della mia formazione da architetta. La gestione di una tavola architettonica è molto diversa da quella fumettistica, e questo penso in Nodi sia piuttosto visibile. Uso poco la vignetta nel senso tradizionale: disegno sulla tavola al vivo del foglio solitamente con una grande ambientazione che viene poi abitata dalle vignette, come fossero degli oggetti presenti nel paesaggio. Lo spazio bianco, quello che solitamente rappresenta lo scorrere del tempo nella tavola di fumetto, è spesso annullato in favore dello spazio rappresentato. Ho capito riguardando il libro una volta finito che il mio modo di fare fumetti cerca il ritmo della lettura, non nella pausa bianca tra una vignetta e l’altra ma nell’inseguimento che fa l’occhio mentre rincorre i personaggi che si muovono nello spazio della carta. E questa cosa mi viene direttamente dall’architettura che prima di essere una disciplina finalizzata a costruire edifici, ti forma in maniera molto solida a lavorare con lo spazio e il tempo come due dimensioni che coesistono sulla carta.”
Hai già in cantiere qualche nuova storia?
“Sì. Di tanto in tanto, durante la lavorazione di Nodi, facevano incursione nella mia testa pezzi di una trama che capivo non appartenere al racconto che stavo scrivendo e disegnando in quel momento. Quei frammenti di trama sono diventati la storia a cui sto lavorando ora, che ha sempre il trio come protagoniste.”