Il mondo dei videogiochi è un ecosistema vivo e vibrante, fatto di un numero di titoli in costante e continuo aggiornamento. Un universo dalle molteplici sfumature, con tante nuove “tonalità” che progressivamente si aggiungono alla lista di quelle già esistenti. Un qualcosa di bellissimo, possibile grazie all’estro e all’ispirazione degli addetti ai lavori, sempre capaci di tirar fuori il cosiddetto coniglio dal cilindro, puntualmente in grado di sorprendere la community di appassionati affamati di novità.
Ovviamente quelli che troviamo oggi sugli scaffali sono videogiochi che beneficiano – in un modo o nell’altro – dell’influenza che a loro tempo hanno esercitato i capisaldi dei diversi generi. Quei titoli che, anche a distanza di anni (se non decenni) dalla loro uscita hanno ancora il loro bel perché. Non sorprende quindi vederli tornare in pompa magna sugli scaffali, in edizioni riviste e corrette che provano a tramandare la tradizione anche ai videogiocatori di nuova generazione.
Qualcosa che è avvenuto negli ultimi giorni con “Onimusha 2: Samurai’s Destiny Remaster”, videogioco datato 2002 uscito originariamente su PS2, che si è rifatto il look per presentarsi nel miglior modo possibile all’appuntamento con i più giovani tra gli appassionati di videogiochi.
ONIMUSHA 2: SAMURAI'S DESTINY REMASTER, EQULIBRI TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE
Quando si parla di riedizioni di titoli che hanno fatto la storia sono due le cose a cui gli addetti ai lavori devono prestare attenzione: la fedeltà all’originale e la capacità di sfruttare al meglio le novità tecnologiche a propria disposizione, utili a performare bene sulle console di nuova generazione. Sostanzialmente un gioco di equilibri, considerando che idealmente si parla di due cose che viaggiano su binari paralleli ma opposti. Da un lato il rispetto della tradizione, dall’altro l’adattarsi ai tempi (videoludici) che corrono.
E possiamo da subito dire che Onimusha 2: Samurai’s Destiny Remaster riesce in entrambi compiti che gli sono assegnati. Per dare il giusto contesto, si parla di un videogioco in cui gli utenti si troveranno proiettati indietro nel tempo, nel sedicesimo secolo. Epoca fascinosa quella del Giappone feudale in cui si muove il protagonista, Jubei Yagyu, le cui gesta sono alimentate dalla sete di vendetta.
Una premessa tanto doverosa quanto importante riguarda la possibile preoccupazione relativa al fatto che stiamo parlando di un secondo capitolo del franchise. Per quanto questo rappresenti un sequel, l’utilizzo di un protagonista differente rende l’intera opera apprezzabile anche a coloro che si fossero persi il capostipite (ma, per chi volesse, c’è sempre tempo per recuperare! Ndr).
L’epopea del titolo prodotto da Capcom appare fin da subito come un viaggio da percorrere in tanti modi differenti, considerando le opportunità narrative che si apriranno al consolidarsi del proprio rapporto con gli alleati nel corso della storia. Un qualcosa di molto interessante per tutti coloro che in un videogioco cercano ulteriore spessore rispetto a quello offerto da una produzione lineare che non prova a osare, accompagnando semplicemente gli utenti dai titoli iniziali a quelli di coda quasi fosse su binari.