17 maggio 2022, ore 10:58

Siamo abbastanza sicuri che, camminando per strada, vi siate imbattuti in bancarelle o negozi che mettevano in mostra peluche dalle forme piuttosto atipiche. Morbidosi e colorati, certo, ma le cui fattezze potevano creare un po' di disagio. Arti – braccia e gambe – lunghi e sproporzionati rispetto al corpo, e un faccione con occhi grandi e una bocca che mette in mostra fila di denti aguzzi.

Stiamo parlando del fenomeno del momento, Huggy Wuggy, protagonista del videogioco Poppy Playtime che, dopo un esordio in (più o meno) sordina a fine 2021, ha conosciuto in queste ultime settimane un boost di notorietà. E sono in particolar modo i più piccini a volere a tutti i costi il pupazzo di questo particolare personaggio, nonostante il titolo in cui sia inserito sia, di fatto, un survival horror.


Poppy Playtime, scappa da Huggy Wuggy

La domanda a cui tocca rispondere a questo punto è una sola: che cos'è Poppy Playtime? Come dicevamo in precedenza, è un titolo in cui gli utenti dovranno fare di tutto per salvare la pelle (videoludica). Calati all'interno di un labirinto claustrofobico, sarà la ricerca di una via di fuga la chiave per la vittoria finale. Il tutto mentre si evitano le aberrazioni confezionate dagli sviluppatori, tra cui proprio Huggy Waggy. Le sue braccia lunghe tenteranno di afferrare i giocatori per stritolarli in un abbraccio letale. Non che i denti a punta poi possano far meno danni, giusto per citare un'altra caratteristica del personaggio già evidenziata nel paragrafo precedente.

Si tratta di un videogame free-to-play, vale a dire una tipologia di gioco che è stata distribuita gratuitamente attraverso Steam, la piattaforma per PC. Esiste anche una versione mobile, per dispositivi Android e iOS, ma in questo caso non siamo di fronte a un gioco gratuito.



Huggy Wuggy pomo della discordia

Alquanto paradossale dunque che un prodotto come Poppy Playtime e Huggy Wuggy possano avere una tale presa su un pubblico giovanissimo. Un paradosso che non ha mancato di suscitare lo sdegno di genitori preoccupati sui social, che hanno alimentato il dibattito sulla pericolosità dei messaggi trasmessi dai videogiochi. Non sono pochi i momenti, nel corso della storia più o meno recente, in cui i videogame sono stati indicati come principale causa di devianza da parte dei più giovani. Sebbene esistano invece studi che sottolineano come alcune tipologie di titoli siano in grado invece di migliorare determinate capacità (come possono essere i riflessi o la prontezza nel prendere decisioni).

Ed è poi doveroso sottolineare come esista uno strumento, il PEGI (Pan European Game Information), che funge un po' da bussola per quei genitori che non masticano la materia videoludica. Le indicazioni che arrivano da questo metodo permettono una classificazione per fascia d'età dei prodotti, con sottolineature specifiche anche per i contenuti sensibili a cui possono esporre i fruitori (linguaggio volgare, violenza o uso di sostanze pericolose).

Insomma, di strumenti per poter fare la propria parte nella tutela dei più piccoli ce ne sono: bisogna solo saperli sfruttare. Senza delegare ai più piccoli la responsabilità di scegliere adeguatamente di quali prodotti videoludici fruire.