05 giugno 2025, ore 14:08 , agg. alle 08:27

Scuola, il ministro Valditara annuncia una nuova stretta agli smartphone
PHOTO CREDIT: IPA/Fotogramma

Continua la linea del “no” ai cellulari. Dopo anni in cui pensavamo (forse in maniera troppo ottimistica) che l’offerta e la strumentazione formativa nelle scuole potesse essere ampliata con dispositivi digitali, potenziando le capacità dei nostri bambini e ragazzi. A sancire un altro passo verso la politica del divieto è il ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara. Il rappresentante del governo ha annunciato lo stop ai cellulari, anche nelle scuole superiori.

LE SCELTE PRECEDENTI E LE MOTIVAZIONI DI VALDITARA

Ricordiamo che la decisione aveva già interessato le scuole primarie e secondarie di primo grado, il politico, quindi, vorrebbe semplicemente estendere la norma. Probabilmente la decisione nasce dalla consapevolezza che il problema è più ampio rispetto quello che ci si poteva attendere. Anagraficamente più trasversale. Difatti, Valditara parla di under 15: “Nelle prossime settimane emaneremo una circolare perché dal prossimo anno sia vietato l’utilizzo del cellulare, anche per scopo didattico, nelle scuole superiori. Dal punto di vista scolastico il cellulare ha un impatto senz’altro negativo. Credo che la via più efficace sia quella di abituare i ragazzi a disintossicarli, e a riportarli all’uso del libro, della carta e la penna”. Poi il ministro dell’istruzione del merito, ha avvalorato la sua tesi, parlando di dati “sconvolgenti” e statistiche: “Il 38% dei ragazzi soffre di disturbi del sonno causati dal cellulare. - per quanto riguarda le competenze e il successo scolastico - Addirittura il triplo delle bocciature o insuccesso scolastico per i ragazzi che fanno un uso smodato il cellulare”.

LE PROBLEMATICHE LEGATE ALL’USO PRECOCE DEGLI SMARTPHONE: LA LENTE DEGLI ESPERTI

L’uso dello smartphone sotto i 15 anni è un argomento molto discusso tra genitori, educatori, psicologi ed esperti di tecnologia. Molti esperti sono critici o cauti rispetto all’uso precoce del cellulare per motivi legati a salute mentale, sviluppo cognitivo, socialità e privacy. Che sono gli stessi elementi che sta prendendo in esame l’Unione Europea per determinare una nuova safety zone online.

SALUTE MENTALE E DIPENDENZE COMPORTAMENTALI 

Uno dei motivi principali per cui molti esperti mettono in guardia sull’uso dello smartphone prima dei 15 anni riguarda il rischio di dipendenza. Il cervello degli adolescenti, ancora in fase di sviluppo, è particolarmente sensibile ai meccanismi di ricompensa immediata, come notifiche, like e messaggi: ogni stimolo attiva una risposta dopaminergica che può portare a un uso compulsivo.

A questa dinamica si collegano anche altri problemi di salute mentale: aumento di ansia, depressione, disturbi del sonno e bassa autostima nei bambini e negli adolescenti. Un altro aspetto critico è il possibile calo della capacità di attenzione. La fruizione costante di contenuti brevi e frammentati può compromettere la concentrazione e la capacità di rimanere focalizzati su un compito per un periodo prolungato. Questo ha ripercussioni anche sull'apprendimento scolastico e sulla gestione del tempo.

MANCANZA DI EMPATIA, CYBERBULLISMO E CONTENUTI INAPPROPIATI

Sul piano relazionale, l’uso precoce dello smartphone può portare a un impoverimento dei rapporti sociali reali con conseguenze sullo sviluppo dell’empatia, della comunicazione autentica e della capacità di costruire legami profondi. Non meno preoccupanti sono i rischi legati al cyberbullismo e all’esposizione a contenuti inappropriati. I minori, una volta connessi alla rete, possono trovarsi di fronte a situazioni difficili da gestire: insulti, minacce, video violenti o sessualmente espliciti, ma anche tentativi di truffa o manipolazione da parte di adulti malintenzionati.

L’INTERVENTO DI CONSAPEVOLEZZA DEVE ESSERE ESTESO ANCHE AGLI ADULTI

Ovviamente, è possibile trovare una via di mezzo. È inutile demonizzare quello che già fa attivamente parte della nostra quotidianità. Ma per trovare una soluzione equilibrata, bisognerebbe allargare anche il raggio d’azione ed intervenire non solo sui ragazzi ma su tutti gli utenti che popolano il web. Compresi gli stessi politici, oltre gli educatori che devono tracciare una linea futura ai più piccoli. Uno spunto di riflessione urgente che si rispecchia anche nell’ultimo caso del professore, autore di un post a dir poco sgradevole nei confronti della figlia della premier Giorgia Meloni.