24 agosto 2021, ore 19:56 , agg. alle 20:13

Il mondo dei videogiochi, tranne rare – anzi, rarissime – eccezioni è scisso indissolubilmente in due tronconi, single player e multiplayer. Due facce di una stessa medaglia che mettono gli utenti a confronto con realtà ludiche assai diverse, nonostante la struttura di fondo (in un titolo che al suo interno racchiude le due anime) sia sostanzialmente la stessa. È il caso di giochi come Call of Duty, giusto per citarne uno, in grado di offrire sia una componente per lupi solitari, sia scorribande nel vivacissimo mondo di gioco in rete. O ancora FIFA, che da un lato consente di prender parte alle canoniche carriere offline, dall'altro mette una bella manciata di pepe nelle sfide online. Due anime diverse, dicevamo, che col passare del tempo e degli anni hanno saputo “specializzarsi” e diversificarsi sempre più, offrendo agli utenti contenuti in grado di soddisfarne gli appetiti ludici. Come sono diventati oggi i titoli single player e quelli multiplayer?

I cardini del videogioco

Partiamo, per rispetto verso le origini, da quella che senza dubbio è la pietra angolare del videogioco, il comparto per giocatore singolo. Di tempo dagli esordi ne è passato, e dai vari Super Mario e The Legend of Zelda, decani del single player, si è arrivati a produzioni ben più stratificate, sia dal punto di vista tecnico che sotto il profilo del gameplay. Basti pensare ai recenti The Last of Us Part 2, God of War e Ghost of Tsushima per avere giusto un assaggio dei mastodontici passi in avanti compiuti. Veri e propri kolossal che non hanno nulla da invidiare a produzioni cinematografiche dai budget faraonici, e che portano sullo schermo una qualità eccelsa sotto tutti i punti di vista, con un occhio in particolare alla narrazione, sempre coinvolgente e capace di rapire dall'inizio ai titoli di coda. D'altronde, per ambire a entrare nell'olimpo dei titoli single player bisogna saper osare.


Le nuove evoluzioni del media videoludico

Molto diversa la storia che riguarda invece le produzioni multiplayer. Qui, anno dopo anno, si è assistito a un processo evolutivo costante, che ha portato le dinamiche ludiche a cambiare drasticamente. Quelli che oggigiorno sono presenti sugli scaffali digitali degli store delle diverse piattaforme sono molto spesso videogiochi rilasciati in formato gratuito, che si aggiornano costantemente nel corso degli anni. Da videogiochi a “Game as a Service”, come vengono definiti in gergo tecnico, vale a dire titoli in costante divenire, che provano a venire incontro alle esigenze della community, pur non perdendo però la propria natura. È il caso di Fortnite, di Apex Legends, di Call of Duty Warzone, giochi che nel giro di una manciata di mesi possono assumere forme molto diverse rispetto all'origine.



Vi starete chiedendo come guadagnano, dunque. I profitti in questo caso sono generati dalle microtransazioni, acquisti in game (con valuta reale) che permettono di ottenere oggetti per personalizzare il proprio alter ego digitale. E che permettono ai produttori di incamerare un vero e proprio fiume di soldi. Il futuro dei videogiochi passa da qui.