“Tutto sotto controllo”, crisi esistenziali e come affrontarle: ne parliamo con l’autrice Eliana Albertini

Un graphic novel che mette sotto la lente d’ingrandimento un periodo della vita fatto di bilanci sul passato e sguardi verso il futuro

Il mondo dei fumetti, come ogni contenuto di tipo narrativo ha la capacità di muoversi agevolmente e sinuosamente in tante direzioni differenti. E questo lo si deve ovviamente agli autori e alle autrici costantemente impegnate a foraggiare il famelico appetito dei lettori, sempre in cerca di nuove storie da mettere sotto i denti.

La differenza sostanziale tra fumetti e libri sta nella capacità di stimolare ulteriormente i sensi grazie all’apparato grafico che supporta le storie. Un plus non da poco, se sfruttato nella giusta maniera, che apre a scenari particolarmente suggestivi.

Come nel caso di “Tutto sotto controllo”, il graphic novel di Eliana Albertini pubblicato da Rizzoli Lizard che affronta tematiche importanti e probabilmente vicine ai lettori che stanno affrontando un periodo particolare. Ne abbiamo parlato con l’autrice.

TUTTO SOTTO CONTROLLO, UNA STORIA CHE PARLA DI EMOZIONI

Ciao Eliana, per rompere il ghiaccio ti lascio subito la parola per le presentazioni: cosa troviamo in "Tutto sotto controllo"?

“In questo libro si possono di sicuro trovare molte emozioni, quelle conseguenti a dei fatti ben precisi ma anche quelle che si generano da sole dentro di noi, non si sa bene perché. Ho voluto associare queste emozioni a delle cose che mi andava di disegnare, perché spesso funziona così per chi lavora con parole e immagini: è necessario trovare un modo divertente e piacevole per trasferire su carta ciò che si ha nella testa. Ad esempio c’è un gatto, ci sono oggetti, una gallina. E per le volte che invece mi sembrava che il disegno non bastasse ho messo delle foto!”

Siamo di fronte, in sostanza, alla crisi dei trent'anni. Un momento che all'interno della storia è rappresentato in una sorta di "Sturm und Drang" emotivo, un po' a 360 gradi… Come lo affronta la protagonista?

Mi sembra che la crisi dei trent’anni (in questo periodo storico si intende) non arrivi proprio al compimento del trentesimo anno di età… che ad esempio per me è stato un momento meraviglioso. Infatti Nora, la protagonista, in questa storia si trova a cavallo fra i 33 e i 34. Di sicuro ancora giovane per cambiare molte cose nella propria vita, ma consapevole del fatto che il tempo è passato e quindi prima di compiere decisioni importanti è giusto capire bene quale mossa fare per evitare le famose “perdite di tempo”. il fatto è che spesso invece è proprio cercare di capire che si rivela tale perdita di tempo, perché magari la vita sta già decidendo per te. Nora lo affronta cercando di tenere le redini di tutti, inconsapevole del fatto che talvolta proprio non si può.”

Quanto è importante il supporto visivo del fumetto per un argomento come quello affrontato nel libro? Quante opportunità, in termini di narrazioni, ti ha dato rispetto alla "nuda" scrittura?

“Per me è sempre fondamentale perché non mi ritengo in nessun modo una scrittrice. Scrivere mi serve per avere un pretesto per disegnare, quasi tutti i miei lavori sono nati così. Scrivere mi serve per fissare un’idea, avere una traccia, da cui poi mi discosto quasi sempre con il disegno. Scrivere è una forma di controllo, disegnare è un modo per perdere quel controllo che sono riuscita ad ottenere. Un processo decisamente utile per un libro che racconta una storia simile. Infatti per quanto riguarda la parte grafica mi sono lasciata ispirare dal momento, passava sempre molto poco tempo fra l’idea e la realizzazione. Sono stata più clemente con me stessa per quanto riguarda la precisione, che spesso ho ricercato in altri lavori. Questo mi ha reso più libera, e spero non sia altro che un valore aggiunto anche per la storia.”

TUTTO SOTTO CONTROLLO, MA A VOLTE È GIUSTO LASCIARSI ANDARE

Hai delle fonti d'ispirazione per lo stile artistico adottato all'interno del volume?

“Consciamente non ho guardato molti altri lavori prima di iniziare a disegnare. Cosa che magari spesso ho fatto in passato: lo ritengo comunque un processo molto utile. Questa volta non ne ho avuto il tempo forse, o non ho voluto prendermelo. Penso di non aver dato vita a nulla di innovativo quindi credo sarebbe facile associare qualche immagine al lavoro di qualche altro/a autore/autrice. Però se c’è qualcosa a cui mi sono ispirata davvero sono i disegni dei bambini. È successo scegliendo di usare dei colori a pastello molto grossi (per l’appunto destinati ai bambini) che mi hanno spesso impedito di colorare dentro i bordi. In alcune vignette ho dovuto intervenire digitalmente per far stare il colore nei posti giusti, perché era funzionale alla storia che fosse così. Però in altri punti è stato bello e liberatorio buttare colore senza far caso alle linee, facendomi guidare solo dall’istinto.”

È sicuramente un'opera dalle tante sfumature: quanto tempo ha richiesto, in termini di lavorazione? E quanti sforzi - magari anche introspettivi?

“È il libro che ha richiesto meno tempo di realizzazione, ma più sforzo introspettivo rispetto a tutti gli altri. Forse è per quello che ho voluto metterci poco tempo! Sapevo che sarebbe stato tutto più istintivo e sincero per cui l’idea ha fatto un pisolino di sei mesi prima di essere eseguita (è il tempo che mi sono presa per capire se ne valesse la pena o meno: si tratta sempre di carta stampata). Poi ho scritto e disegnato tutti in circa tre, quattro mesi. Ciò significa che spesso ci ho lavorato anche per 13, 14, 15 ore in una giornata, ma è stato bello. Ricordo sempre con piacere sforzi di questo tipo quando si tratta di disegnare o comunque dare vita a qualcosa che prima non esisteva. per altri tipi di lavori invece meno.”

Un aneddoto nello specifico legato a "Tutto sotto controllo"?

“Una cosa curiosa è che alcuni fatti specifici raccontati sono legati a cose che ho vissuto anche io, ma non pensavo che altri avrebbero predetto ciò che ancora doveva succedermi: dopo la fine di questo libro ho dovuto fare una visita oculistica e ho adottato un gatto (no spoiler).”

Hai già in mente dove ti porterà (e porterà i lettori) nel prossimo futuro il tuo lavoro?

“In questo preciso momento no. Però ammetto che dopo aver raccontato tante cose vere, reali, profonde, intime, mi piacerebbe inventare mondi a cui nessuno ha mai ancora pensato…”

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